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CAT STEVENS – BUDDHA AND THE CHOCOLATE BOX LP 1974 IT

29,90

1 disponibili

Categoria:

Descrizione

PREMESSA: LA SUPERIORITA’ DELLA MUSICA SU VINILE E’ ANCOR OGGI SANCITA, NOTORIA ED EVIDENTE. NON TANTO DA UN PUNTO DI VISTA DI RESA, QUALITA’ E PULIZIA DEL SUONO, TANTOMENO DA QUELLO DEL RIMPIANTO RETROSPETTIVO E NOSTALGICO , MA SOPRATTUTTO DA QUELLO PIU’ PALPABILE ED INOPPUGNABILE DELL’ ESSENZA, DELL’ ANIMA E DELLA SUBLIMAZIONE CREATIVA. IL DISCO IN VINILE HA PULSAZIONE ARTISTICA, PASSIONE ARMONICA E SPLENDORE GRAFICO , E’ PIACEVOLE DA OSSERVARE E DA TENERE IN MANO, RISPLENDE, PROFUMA E VIBRA DI VITA, DI EMOZIONE E  DI SENSIBILITA’. E’ TUTTO QUELLO CHE NON E’ E NON POTRA’ MAI ESSERE IL CD, CHE AL CONTRARIO E’ SOLO UN OGGETTO MERAMENTE COMMERCIALE, POVERO, ARIDO, CINICO, STERILE ED ORWELLIANO,  UNA DEGENERAZIONE INDUSTRIALE SCHIZOFRENICA E NECROFILA, LA DESOLANTE SOLUZIONE FINALE DELL’ AVIDITA’ DEL MERCATO E DELL’ ARROGANZA DEI DISCOGRAFICI .

CAT STEVENS
cat stevens’ buddha and the chocolate box

Disco LP 33 giri , 1974, Island , ILPS 19274 , italia, first pressing

OTTIME CONDIZIONI,  vinyl ex++/NM , cover ex++.

Yusuf Islam (nato Stephen Demetre Georgiou a Londra il 21 luglio 1948, e per molto tempo noto come Cat Stevens) è un cantautore britannico.
Buddha and the Chocolate Box is a 1974 album by Cat Stevens. The title came to Stevens when he was travelling to a gig on a plane with a Buddha
in one hand and a box of chocolates in the other. He pondered that if
he were to die in the plane these would be the last objects with him,
and he would be caught between the spiritual and the material. The
album leans towards the spiritual path, and is an indication of the
direction his life would follow.

Buddha And The Chocolate Box è un album dello sventurato cantante, compositore e rinnegato Cat Stevens,
ideato, composto e realizzato prima della sua tragica ed irreversibile
metamorfosi in feddayn. Pubblicato nel 1974, tradisce ancora una volta
fin dall’ emblematico e sibillino titolo tutta l’ inquietudine e tutta
l’ ansia che contraddistinguono questo eccellente folksinger rispetto
al dilemma religioso e escatologico. D’ altronde uno che è stato
battezzato Stephen Demetre Georgiou e che poi si fa chiamare per anni
“Gatto” proprio come Panceri non può non covare del malessere , della
disperazione e dell’ angoscia, che se da un lato si cristallizzano in
struggenti e stupende ballate pop-rock, dall’ altro , alimentate
oltretutto da robuste e corroboranti assunzioni di pakistano e afghano,
lo condurranno gradualmente ma inesorabilmente alla deriva mistica,
saltellando di palo in frasca dalla bibbia al candomblè a dianetics di
ron hubbards con soste di relax alle cornici concentriche della
settimana enigmistica, fino al definitivo salto del fosso, scegliendo
il corano e mutando il nome nel più marocchineggiante Yussuf Islam.
Ovviamente, dopo la incomprensibile svolta musulmana e la sconfessione
inconsulta della cultura e della spiritualità occidentale, qui da noi
non lo caga più nessuno e sta sulle palle a tutti e deve stare attento
a girare per strada perchè se viene riconosciuto lo insultano e gli
tirano uova e ortaggi marci, soprattutto in padania e nel triveneto.

  • Interprete: Cat Stevens
  • Etichetta:  Island / Dischi Ricordi
  • Catalogo: ILPS 19274
  • Data di pubblicazione: 1974
  • Matrici:   ILPS – 19274 – 1 / ILPS – 19274 – 2
  • Data matrici :  15/3/74 , 21/3/74
  • Supporto:vinile 33 giri
  • Tipo audio: stereo
  • Dimensioni: 30 cm.
  • Facciate: 2
  • Gatefold / copertina apribile, original lyrics inner sleeve

Brani / Tracks

All songs written by Cat Stevens.

Side one

  1. “Music” – 4:21
  2. Oh Very Young” – 2:36
  3. “Sun/C79” – 4:35
  4. “Ghost Town” – 3:10
  5. “Jesus” – 2:14

Side two

  1. “Ready” – 3:18
  2. “King of Trees” – 5:07
  3. “A Bad Penny” – 3:21
  4. “Home in the Sky” – 3:38

Formazione

  • Barry – Vocals, Singer
  • Mathieu Bitton – Package Design, Reissue Package Design
  • Robin Black – Mixing
  • Brigette – Vocals, Choir, Chorus, Singer
  • Clifford – Vocals, Choir, Chorus, Singer
  • Gerry Conway – Drums, Vocals
  • Suzanne Cox – Vocals, Singer
  • Danny – Vocals, Singer
  • Alun Davies – Acoustic Guitar, Vocals
  • Victor Gamm – Engineer, Mixing
  • Roland Harker – Banjo
  • Alan Harris – Mixing
  • Jacqui – Vocals, Choir, Chorus, Singer
  • Ted Jensen – Mastering
  • Jimmy – Vocals, Choir, Chorus, Singer
  • Joanne – Vocals, Choir, Chorus, Singer
  • Joy – Vocals, Singer
  • Judy – Vocals, Choir, Chorus, Singer
  • Larry – Vocals, Singer
  • Bill Levenson – Reissue Supervisor
  • Bruce Lynch – Bass
  • Rick McCollum – Vocals, Singer
  • Del Newman – Strings, Arranger, String Arrangements
  • Roger Quested – Mixing
  • Jean Roussel – Strings, Arranger, Keyboards, String Arrangements
  • Ruby – Vocals, Singer
  • Jim Ryan – Guitar
  • Paul Samwell-Smith – Producer
  • Beth Stempel – Reissue Coordination
  • Cat Stevens – Synthesizer, Guitar, Keyboards, Producer, Design, Concept, Illustrations
  • Sunny – Vocals, Choir, Chorus, Singer
  • Vartan – Art Direction
  • Mark Warner – Guitar
  • John Wood – Engineer
  • Roland Young – Design, Concept


While Foreigner
was Cat Stevens’ fifth consecutive gold album and his fourth straight
Top Ten hit, it actually marked a small drop commercially and
encountered critical resistance for the lengthy suite that took up all
of side one. Eight months later,
Buddha and the Chocolate Box found Stevens back in England and back with producer Paul Samwell-Smith and second guitarist Alun Davies.
It also marked a return to the simpler style of earlier albums. No song
ran much over five minutes, the arrangements were sparer and featured
more acoustic guitar, and the lyrics did not take off into discursive
ruminations about the state of the universe. It was very much as if
Stevens was deliberately trying to make an album like
Teaser and the Firecat,
his commercial and artistic apex. Having begun the album with an ode to
“Music” and its potential for reforming the world, he ended with “Home
in the Sky,” in which he sang, “Music is a lady that I still love.”
Such statements of renewed commitment added to the sense that the album
was consciously crafted as an attempted second wind for the singer, who
had been recording and performing at a torrid pace since returning to
the music business full-time four years before. But that was not to say
that he had abandoned the spiritual nature of his creative quest, and
the songs were, as usual, littered with religious imagery. Stevens’
fans responded warmly to
Buddha and the Chocolate Box‘s
stylistic return to form. “Oh Very Young” became his first Top Ten hit
in two years, and the album was held out of number one only by
The Sting.
The album’s tone, however, suggested that Stevens was once again
wearying of being a pop star, even as he delivered a record that
maintained that status.

Figlio di padre grecocipriota (Stavros Georgiou) e madre svedese (Ingrid Wickman), il piccolo Steven cresce a Shaftesbury Avenue nel centralissimo quartiere di Soho a Londra, a pochi passi da Piccadilly Circus
e giusto sopra il ristorante di proprietà del padre, ove egli viene
inevitabilmente influenzato dalla musica popolare greca spesso diffusa
all’interno del locale.

Per un breve periodo della sua infanzia, Steven si sposta con la madre a Gävle in Svezia,
dove impara i primi rudimenti della pittura dallo zio Hugo, la qual
cosa lascerà una notevole influenza nella carriera artistica del futuro
Cat Stevens, spesso autore delle stesse copertine dei propri album più
noti.

All’inizio della sua carriera musicale, Georgiou adotta il nome Cat
Stevens dopo che un’ amica gli fa notare che i suoi sembrano gli occhi
di un gatto. Siamo in pieno periodo “Swingin’ London”, e Stevens
incarna in pieno lo stereotipo del cantante pop commerciale dell’epoca,
un’immagine dalla quale egli si distanzierà notevolmente negli anni a
seguire.

Dopo i primi due album Matthew and Son e New Masters, che ottengono un tiepido successo soprattutto grazie a qualche singolo come I Love My Dog, Cat Stevens si ammala gravemente di tubercolosi e passa un certo periodo in un sanatorio di Midhurst,
nella campagna inglese. È qui che il cantautore britannico comincia a
riflettere sul proprio futuro, sulla propria carriera (cambia casa
discografica), sul proprio stile di vita, decidendo di operare un
drastico cambiamento anche a partire dall’immagine: capelli più lunghi,
barba e abiti più informali.

Il periodo lontano dalle scene lascia il segno e nel giro di due anni (’70 e ’71) dà alle stampe Mona Bone Jakon, Tea for the Tillerman (considerato uno dei più bei album mai incisi) e Teaser and the Firecat, che contengono la maggior parte dei suoi brani migliori e che lo faranno diventare famoso in tutto il mondo: Lady D’Arbanville, Wild World, Father and Son, Morning Has Broken, Moonshadow, Peace Train tra le più celebri. Da segnalare la presenza negli album su citati di artisti del calibro di Peter Gabriel (flauto in “Katmandu”) e Rick Wakeman, all’epoca quasi sconosciuti ai più.

Lo stile musicale che ne esce fuori è quello che contraddistinguerà
Cat Stevens per tutta la sua carriera: chitarre acustiche in primo
piano, sonorità delicate, richiami alla tradizione greca, testi a metà
strada tra la canzone d’amore ed il misticismo, il tutto condito dalla

calda vocalità dello stesso Stevens.

In questo periodo partecipa alla colonna sonora del film Harold e Maude, con brani già editi e i due inediti Don’t Be Shy e If You Want To Sing Out, Sing Out. Registra anche un duetto con Elton John, Honey Man
che però, per motivi legali non sarà mai pubblicato ufficialmente fino
al 2001, in un cofanetto riassuntivo della sua carriera, e circolerà
per anni solamente sotto forma di bootleg.

Gli album successivi “Catch Bull at Four“, “Foreigner”, “Buddha and the Chocolate Box” e “Numbers
abbandonano in parte lo stile acustico per soluzioni sperimentali più
elettriche, perdendo però in parte il feeling delle sue canzoni più
rappresentative. Continuerà comunque ad aver grande successo con alcuni
brani come “Sitting”, “The Hurt” e “Oh Very Young”
e soprattutto durante i suoi tour attorno al mondo, arrivando a vendere
oltre quaranta milioni di dischi. In questo periodo tiene, inoltre, il
suo unico concerto in Italia a Roma.

Cat si trasferisce poi in Brasile
per motivi di tasse, e comincia ad avvicinarsi a tematiche prettamente
religiose. Nel ’76 suo fratello, di ritorno da un viaggio a
Gerusalemme, gli regala una copia del Corano: avvenimento che segnerà
la vita del cantautore.

Stevens si converte all’Islam, adottando il nome Yusuf Islam, nel 1977, dopo aver rischiato di morire annegato a Malibu, secondo un aneddoto dallo stesso Stevens citato più volte. Dà ancora alle stampe “Isitzo” e “Back To Earth” dopodiché si ritira completamente dalle scene e diventa un membro eminente della comunità musulmana di Londra, aprendo anche una scuola nel nord della capitale britannica, la Islamia Primary School.

Balza agli onori delle cronache nel 1989 quando apparentemente appoggia la fatwah lanciata contro lo scrittore Salman Rushdie per i suoi Versetti Satanici: in realtà Islam, il quale si trovava al Kingston Polytechnic di Londra
per un incontro con gli studenti, si era limitato a spiegare il perché
di quella condanna da parte del mondo musulmano senza mai invocare
direttamente alcuna sanzione, precisando successivamente che non
avrebbe appoggiato la richiesta dell’Ayatollah Khomeini
in quanto lesiva della legislatura britannica. Questa controversia
comunque gli avrebbe causato l’abiura di gran parte del mondo musicale
per lungo tempo.

Nel 2004 Islam è di nuovo nell’occhio del ciclone quando gli viene negato l’ingresso negli USA perché il suo nome è nella lista degli indesiderati dopo gli eventi dell’11 settembre 2001. Il cantautore si trovava su un volo LondraWashington,
quando all’improvviso l’aeroplano viene dirottato in un altro aeroporto
e Islam viene trattenuto e fatto tornare in patria. Il caso fa
mobilitare anche l’allora Ministro degli Esteri britannico Jack Straw in difesa del cantante.

Yusuf Islam vive tuttora a Londra con sua moglie e i suoi cinque figli. Ha fondato associazioni benefiche come Muslim Aid e Small Kindness per assistere le vittime della carestia in Africa. Inoltre, il cantante ha donato parte delle royalties del suo Box Set americano del 2001 al fondo per le vittime dell’11 settembre.

Da qualche anno a questa parte Islam è tornato a calcare le scene, collaborando di nuovo con Peter Gabriel in occasione di un concerto in onore a Nelson Mandela a Johannesburg nel 2003, duettando con Ronan Keating
nella nuova versione di “Father and Son” (uno dei suoi successi più
noti), e progettando un vero e proprio ritorno sulle scene a livello
discografico.

È un appassionato di calcio e tifoso dell’Arsenal.

Ha recentemente pubblicato [2006] con il nome di “Yusuf” l’album “An Other Cup



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