Descrizione
PREMESSA: LA SUPERIORITA’ DELLA MUSICA SU VINILE E’ ANCOR OGGI SANCITA, NOTORIA ED EVIDENTE. NON TANTO DA UN PUNTO DI VISTA DI RESA, QUALITA’ E PULIZIA DEL SUONO, TANTOMENO DA QUELLO DEL RIMPIANTO RETROSPETTIVO E NOSTALGICO , MA SOPRATTUTTO DA QUELLO PIU’ PALPABILE ED INOPPUGNABILE DELL’ ESSENZA, DELL’ ANIMA E DELLA SUBLIMAZIONE CREATIVA. IL DISCO IN VINILE HA PULSAZIONE ARTISTICA, PASSIONE ARMONICA E SPLENDORE GRAFICO , E’ PIACEVOLE DA OSSERVARE E DA TENERE IN MANO, RISPLENDE, PROFUMA E VIBRA DI VITA, DI EMOZIONE E DI SENSIBILITA’. E’ TUTTO QUELLO CHE NON E’ E NON POTRA’ MAI ESSERE IL CD, CHE AL CONTRARIO E’ SOLO UN OGGETTO MERAMENTE COMMERCIALE, POVERO, ARIDO, CINICO, STERILE ED ORWELLIANO, UNA DEGENERAZIONE INDUSTRIALE SCHIZOFRENICA E NECROFILA, LA DESOLANTE SOLUZIONE FINALE DELL’ AVIDITA’ DEL MERCATO E DELL’ ARROGANZA DEI DISCOGRAFICI .
FRANCESCO ( GUCCINI )
“folk beat” n.1
Disco LP 33 giri , EMI Italiana / Columbia , 3 C052 – 17326, italy , 1970, MONO , terza edizione (non laminata) / 1970 Mono not laminated reissue
CONDIZIONI MOLTO BUONE, vinyl vg+ (with some soft surface marks and a few very little skips at beginning of B1 / diffusi segnetti e piccoli graffi di superficie, qualche lievissimo salto all’ inizio della traccia 1 nel lato B), cover vg– (mid spine damage / consunzioni al centro della costa).
Francesco Guccini (Modena, 14 giugno 1940) รจ un artista italiano, fra i piรน importanti e noti cantautori. Il suo debutto ufficiale risale al 1967 con l’LP Folk beat n. 1 (ma giร nel 1960 aveva scritto L’antisociale); in una carriera ultraquarantennale ha pubblicato oltre venti album di canzoni. ร anche scrittore e sporadicamente attore, autore di colonne sonore e di fumetti. Si occupa inoltre di lessicologia, lessicografia, glottologia, etimologia, dialettologia, traduzione, teatro ed รจ autore di canzoni per altri interpreti.
Guccini viene ritenuto, insieme a Francesco De Gregori e Fabrizio De Andrรฉ, uno degli esponenti di spicco della scuola dei cantautori italiani. I testi dei suoi brani vengono spesso assimilati a componimenti poetici, denotando una familiaritร con l’uso del verso tale da costituire materia di insegnamento nelle scuole come esempio di poeta contemporaneo.
Oltre all’apprezzamento della critica, Guccini riscontra un vasto
seguito popolare, venendo considerato da alcuni il cantautore
“simbolo”, a cavallo di tre generazioni.
Fino alla metร degli anni ottanta ha insegnato lingua italiana al Dickinson College, scuola off-campus, a Bologna, dell’Universitร della Pennsylvania. Ha anche lavorato come docente presso la sede bolognese della Johns Hopkins University (Washington, DC, USA).
Guccini suona la chitarra folk, e la maggior parte delle musiche da lui composte ha come base questo strumento.
Folk beat n.1 รจ il titolo del primo album del cantautore italiano Francesco Guccini, pubblicato nel marzo 1967.
Il 33 giri figura peraltro con il solo nome di “Francesco” nella
discografia ufficiale dell’artista, come tutte le sue prime incisioni.
- Interprete: Francesco Guccini
- Etichetta: Emi / Columbia
- Catalogo: 3 C052 – 17326 M
- Data di pubblicazione: 1970
- Matrici : 17326-M-A 2XBA-920-1 / 17326-M-B 2XBA-921-1
- Date Matrici : 16/11/66
- Busta bianca interna / white paper inner sleeve
- Supporto:vinile 33 giri
- Tipo audio: mono
- Dimensioni: 30 cm.
- Facciate: 2
Tracce
LATO A
- Noi non ci saremo
- In morte di S.F.
- Venerdรฌ santo
- L’atomica cinese
- Auschwitz (Canzone del bambino nel vento)
LATO
B
- Talkin’ Milano
- Statale 17
- Il 3 dicembre del ’39
- La ballata degli annegati
- Il sociale e l’antisociale
Musicisti
- Francesco Guccini – voce, chitarra ritmica
- Antonio Roveri – chitarra solista
- Alan Cooper – armonica e chitarra ritmica
Insieme a Guccini (che si accompagna con la chitarra ritmica), suonano Antonio Roveri (alla chitarra solista) e Alan Cooper (armonica e chitarra ritmica). L’album – registrato allo studio Basilica di Milano nell’estate del 1966 – fu prodotto da Odoardo “Dodo” Veroli; la fotografia di copertina รจ di Guido De Maria.
Le canzoni giร edite
Il disco contiene tre canzoni giร note che Guccini aveva scritto in precedenza per l’Equipe 84 (Auschwitz e L’antisociale) e i Nomadi (Noi non ci saremo), piรน alcune canzoni inedite. Guccini infatti, aveva fatto parte, tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta
di una serie di gruppi da uno dei quali, i Gatti, nacque poi l’Equipe
84, formazione dalla quale il futuro cantante-poeta-scrittore,
originario di Modena ma cresciuto a Pavana (sull’appennino tosco-emiliano), rimase escluso perchรฉ in quel periodo appunto in servizio di leva.
Una volta congedato, Guccini preferรฌ dedicarsi agli studi
universitari pur scrivendo, per diletto, canzoni che piacquero
all’Equipe 84 che volle interpretarle (Auschwitz, L’antisociale, ร dall’amore che nasce l’uomo e Per un attimo di tempo), e ai Nomadi (Noi non ci saremo). Non essendo Guccini ancora iscritto alla SIAE, quei pezzi furono cosรฌ depositati da altri autori: Maurizio Vandelli da solo per ร dall’amore che nasce l’uomo e Per un attimo di tempo, ed in coppia con il maestro Iller Pattacini (che si firmava Lunero), per Auschwitz, e al maestro Francesco Anselmo, che arrangiava i dischi per la Vedette, e Pantros (pseudonimo di Armando Sciascia discografico dell’Equipe 84) per L’antisociale, mentre (Noi non ci saremo)
fu depositata alla Siae da Toni Verona e dal maestro Mansueto Deponti
(che usava lo pseudonimo Pontiack). Il successo che queste canzoni
ebbero portรฒ la casa editrice La voce del Padrone a proporgli di firmare
un contratto per scrivere canzoni ricevendo uno stipendio mensile: la
prima firmata completamente da Guccini sarร , sempre nel 1967, Dio รจ morto.
Inediti e fortuna
A parte le citate Auschwitz e L’antisociale, tutte le altre canzoni di Folk beat furono invece firmate da Tony Verona per i testi e dal maestro Mansueto Deponti (che usava lo pseudonimo di Pontiack) per le musiche, pur essendo tutte scritte da Guccini.
Le vendite del disco furono abbastanza inconsistenti (circa 500
copie, all’epoca, che sono ovviamente cresciute di numero negli anni
seguenti, con il crescere della popolaritร di Guccini) ed il riscontro
commerciale molto scarso (praticamente nullo, affermรฒ Guccini).
In ogni caso l’uscita di Folk beat gli procurรฒ la sua prima apparizione televisiva: Caterina Caselli il 1 maggio 1967, poco dopo l’uscita del disco, lo invitรฒ al programma televisivo Diamoci del tu, presentato insieme a Giorgio Gaber: in quest’occasione, che rappresentรฒ il suo debutto televisivo, cantรฒ Auschwitz. Nella stessa puntata, tra l’altro, fu ospite un altro giovane cantautore ancora sconosciuto, Franco Battiato.
La cantante di Sassuolo
presentรฒ “Un giovane nuovo cantante che viene dalla mia regione,
l’Emilia: Francesco”, dopodichรฉ un giovane e sbarbato Guccini venne
intervistato dalla Caselli (dicendo, tra le altre cose, di essere
l’autore di Auschwitz e Noi non ci saremo), e infine cantรฒ.
Folk Beat N.1, del 1967, รจ il primo album inciso da Francesco Guccini e presenta, tra le altre, tre canzoni scritte in precedenza: LโAntisociale e Auschwitz per lโEquipe 84 e Noi Non Ci Saremo per i Nomadi.
Siccome Guccini non era ancora iscritto alla SIAE, tutte le
canzoni del disco furono firmate da altri; per la precisione: Maurizio
Vandelli con Iller Pattacini (in arte Lunero) per Auschwitz; il pianista e arrangiatore Francesco Anselmo e Armando Sciascia (in arte Pantros, discografico dellโEquipe 84) per LโAntisociale;
Tony Verona e Mansueto De Ponti (in arte Pontiack) firmarono
rispettivamente testi e musiche di tutte le altre canzoni dellโalbum.
Allโuscita il disco ebbe scarse vendite (circa 500 copie), ma procurรฒ a Francesco Guccini
la prima apparizione televisiva al programma Diamoci Del Tu, condotto
da Giorgio Gaber e Caterina Caselli, nella puntata del 5 maggio.
Noi Non Ci Saremo รจ la prima canzone di Folk Beat N.1 e, insieme a canzoni come LโAtomica Cinese,
fa parte del primo periodo compositivo di Francesco Guccini. Brano
molto conosciuto dal pubblico, la versione di Francesco Guccini ha il
testo completo, mentre i Nomadi avevano tolto alcune strofe per renderne
possibile lโincisione su 45 giri.Il riferimento รจ al mondo disabitato
dopo la guerra nucleareโฆ.ma alla fine lascia un barlume di speranza.
In Morte Di S. F. รจ la seconda canzone di Folk Beat N.1,
ed รจ stata scritta da Francesco Guccini per ricordare lโamica Silvana
morta in un incidente stradale lungo lโautostrada. Successivamente
ridepositata alla SIAE, come Canzone Per UnโAmica รจ stata
interpretata dai Nomadi nel 1968. Si racconta di un viaggio autostradale
in una giornata di vacanza terminato tragicamente; ma si conclude con
la speranza che lโamica possa continuare, almeno idealmente, ad
ascoltare le canzoni dellโautore.
Il terzo brano dellโalbum Folk Beat N.1, Venerdi Santo, รจ
anche lโunica canzone dโamore del disco. Francesco Guccini fa un
parallelismo tra una storia dโamore e la morte di Cristo che si celebra
in primavera; รจ logico pensare che, in questa canzone, lโautore descriva
uno dei suoi amori giovanili. Originariamente cantata dai Nomadi, LโAtomica Cinese รจ la quarta traccia dellโalbum Folk Beat N.1.
Eโ la canzone ideale da cantare prima di Noi Non Ci Saremo:
tratta lโesplosione di una bomba nucleare che si alza dalla Mongolia
Occidentale coprendo la Cina, il Fiume Giallo, La Muraglia Cinese e
investe tutto e tutti. I pesci sono โcadaveri dโargentoโ, i gabbiani
cadono in mare e cosรฌ si sente solo silenzio; finchรจ non si rompono le
nuvole e comincia a piovere, una pioggia lenta sugli uomini, sugli
alberi morenti, sugli animali. Eโ una pioggia che uccide, โuna pioggia
senza arcobalenoโ.
Secondo quanto dichiarato da Francesco Guccini, la canzone Auschwitz,
quinta traccia dell’album Folk Beat N.1, รจ stata ispirata dalla lettura
del libro “Tu passerai per il cammino-vita e morte a Mauthausen” (1965, Ed. Mursia),
scritto da Vincenzo Pappalettera. Si racconta la storia di un bambino
bruciato nel campo di concentramento nazista che ha visto milioni di
vittime di Hitler, condannando perรฒ indistintamente qualsiasi guerra
passata, presente o futura.
Talkin’ Milano, sesta traccia di Folk Beat N.1 di Francesco
Guccini, รจ un talkin’ blues interpretato a due voci con Alan Cooper; i
due si alternano, una strofa a testa, in un brano che, nel titolo e in
alcune sue parti, ha un chiaro riferimento a Talkin’ New York di Bob Dylan.
In Statale 17, settima traccia di Folk Beat N.1, il
protagonista sta facendo l’autostop sotto il sole cocente per
raggiungere la sua amata; รจ un classico blues che riprende Highway 61 Revisited
portata al successo da Bob Dylan. La strada statale oggetto della
canzone collega Foggia, in Puglia, a L’Aquila, in Abruzzo, toccando
localitร quali Popoli, Sulmona, Castel Di Sangro, Boiano e Lucera. In
Album Concerto, disco live in cui รจ presente anche questa canzone,
Francesco Guccini fa un’osservazione linguistica per fare notare come
uno stesso concetto abbia un impatto diverso sul pubblico, a seconda che
sia in inglese americano o in italiano: “quella sera partimmo John,
Dean e io sulla vecchia Pontiac del ’55 del padre di Dean e facemmo
tutta una tirata da Omaha a Tucson”, “”quella sera partimmo sulla
vecchia 1100 del padre di Giuseppe e facemmo tutta una tirata da
Piumazzo a Sant’Anna Pelago”. Terminรฒ facendo notare come gli americani
“ci freghino con la loro lingua”.
Il 3 Dicembre Del ’39, ottava traccia di Folk Beat N.1 di
Francesco Guccini, รจ un valzer il cui protagonista cerca sempre di
trarre vantaggio da qualsiasi situazione sociale e politica. A parte il
contenuto letterale, nel testo si denota una critica rivolta alla
politica italiana durante la Seconda Guerra Mondiale e il Dopoguerra.
La Ballata Degli Annegati, nona traccia di Folk Beat N.1 di
Francesco Guccini, รจ una canzone alquanto triste presumibilmente
influenzata da cantanti francesi dello stesso periodo. Tramite il
racconto del fiume si narrano le storie di persone morte nelle sue
acque.
Il Sociale E L’Antisociale, traccia conclusiva dell’album Folk beat N.1 di Francesco Guccini, nasce dall’unione di due canzoni: L’Antisociale, cantata in precedenza dall’Equipe 84, e Il Sociale, inedita.
Pare che durante il servizio militare all’autore sia stato chiesto di cantare L’Antisociale e, visto il contenuto del testo, i presenti siano rimasti ammutoliti e senza respiro.
Disco un po’ acerbo, sicuramente datato, ma snodo cruciale per capire
l’evoluzione della musica popolare italiana negli ultimi quarant’anni.
Forse il compendio piรน significativo dell’effimera ma propedeutica
stagione folk-beat italiana e antesignano della canzone politica e
militante. Fra Bob Dylan (il Dylan di quattro o cinque anni prima,
one-man band, chitarra & armonica, cantore dei diritti civili e
menestrello della crisi missilistica, non quello coevo) e Fausto Amodei,
Guccini elabora una forma canzone scarna, comunicativa, didascalica
che, con esiti non sempre positivi, farร scuola per tutto il decennio
successivo. Un decennio nel quale il cantautore di Pร vana si distaccherร
progressivamente da questo modello, in favore di una classicitร
d’autore, piรน ricca e raffinata sia dal punto di vista lirico che
musicale, pubblicando, a mio avviso, le sue opere migliori.
Disco importante, finalmente arrivava un altro ottimo cantastorie/poeta ad affiancarsi al giร operativo De Andrรจ.
Il disco รจ firmato a nome Francesco.
Questo a seguito di furibonde liti tra il produttore Dodo Veroli e l’autore stesso. Racconta infatti Guccini:
โVoleva che mi facessi chiamare ‘S. Francesco’. Secondo lui si sarebbe dovuto dire ‘Sfrancesco’,
ma l’effetto sulla copertina del disco sarebbe stato piรน di ‘San
Francesco’. Voleva mettermi in testa un cappello a punta che aveva visto
in un mercato non so dove. Alla fine lo convinsi ad usare solo
Francesco, senza cognome ma anche senza le esse prima e senza
copricapo.โ
Brani
Noi non ci saremo
Brano molto conosciuto, per essere stato l’anno precedente un grosso successo dei Nomadi;
la versione di Guccini, acustica, ha il testo completo (i Nomadi
avevano accorciato la canzone tagliando alcune strofe per consentirne
l’incisione su 45 giri) e racconta la rinascita della vita sulla terra
dopo un’esplosione nucleare.
La canzone รจ stata incisa nel 1995 dai C.S.I. in un album tributo ad Augusto Daolio, Tributo ad Augusto, ed in seguito รจ stata inserita nella loro raccolta Noi non ci saremo Vol. 1.
In morte di S.F.
Cosรฌ racconta Franco Ceccarelli componente della band Equipe 84, di cui Francesco era collaboratore: “Eravamo al Festival Nazionale dell’Unitร a Ferrara (giugno 1967,
ndr). Pochi minuti prima di salire sul palco, qualcuno ci venne a dire
che Silvana, una della compagnia del bar Grande Italia (un allora famoso
bar di Modena ed ora inesistente,ndr) era appena morta, in un incidente stradale.
Ma, davanti a noi c’erano circa cinquantamila persone che ci
aspettavano, e non sapevano che Silvana era una nostra cara amica, e che
se n’era andata”.
Alla morte di Silvana Fontana, Francesco Guccini scriverร quindi uno dei
suoi pezzi piรน noti delle origini: “In morte di S.F.”, con gli accordi del chitarrista Deponti. Il brano In morte di S.F., fu poi ridepositato dopo l’iscrizione di Guccini alla SIAE,
con il testo a suo nome (la musica rimase intestata a Deponti), con
delle lievi modifiche, ma soprattutto col titolo cambiato (per
consentirne il rideposito) in Canzone per un’amica.
La canzone fu inserita all’ultimo minuto da Guccini nell’album. Il brano piacque cosรฌ tanto anche ad Augusto Daolio, allora leader dei Nomadi, che la volle incidere l’anno successivo con la sua band.
Guccini, nelle incisioni dal vivo, userร sempre questo nuovo titolo.
Attualmente, nell’archivio delle opere musicali SIAE sono presenti, come opere distinte, sia In morte di S.F. sia Canzone per un’amica, e per entrambe l’unico autore รจ Francesco Guccini.
Silvana viene descritta come una ragazza allegra che affronta un
viaggio in autostrada col suo fidanzato accanto in una giornata
dโestate. Viene messo in evidenza il dramma di come una giornata di
vacanza possa tramutarsi in una giornata di morte. Guccini si domanda
cosa abbia provato quando la macchina รจ uscita di lato e sopra unโaltra รจ
finita, quando la vita le รจ fuggita via.
Ma non vuole soffermarsi troppo sulla disgrazia e vuole lasciare una
speranza: sperare che Silvana possa, magari da lassรน, ancora ascoltare
le sue canzoni e sorridere, come ha sempre fatto prima.
“In morte di S. F.” fu aggiunta proprio all’ultimo momento. Eravamo
all’ultimo giorno di incisione, quando arriva in studio Dodo Veroli a
dirci che era morta una nostra amica in un incidente stradale. Finiti i
lavori, Io torno a Pร vana per tre giorni e scrivo “In morte di S. F.”.
Di ritorno a Milano la faccio sentire a Dodo, che mi chiede se voglio
aggiungerla alle altre canzoni.”
Venerdรฌ santo
ร l’unica canzone d’amore presente nel disco; l’autore traccia un
parallelo tra la sua storia d’amore e la morte di Cristo che viene
celebrata nel periodo primaverile. Si puรฒ avere ragione di credere che
il cantante descriva uno dei suoi primi amori, dato che ne parla anche
nel suo libro “Cittanรฒva Blues”.
L’atomica cinese
In “L’atomica cinese” viene narrata lโesplosione di una bomba
nucleare che si alza precisamente in Mongolia occidentale creando una
nuvola spettrale che oltrepassa i campi della Cina, il fiume Giallo, la
Muraglia e va coprendo tutto e tutti: copre un continente, corre verso
il mare, oscura il cielo e prosegue senza limiti, i gabbiani precipitano
in acqua, i pesci sono โcadaveri dโargentoโ nelle reti dei pescatori,
le onde sembrano fermarsi, si sente solo il silenzio di un cielo che non
รจ mai stato cosรฌ livido. Poi a un certo punto le nuvole si rompono e la
pioggia lenta cade, sopra le case e le strade, sugli alberi che
muoiono, sulle mandrie che la bevono, sui campi che si seccano, e sui
cuccioli degli uomini: รจ una pioggia velenosa che uccide lentamente,
sicuramente โuna pioggia senza arcobalenoโ.
Auschwitz (Canzone del bambino nel vento)
Canzone giร conosciuta nella versione dell’Equipe 84 (cantata una
strofa a testa da Vandelli e da Sogliani), pubblicata nel 1966 come lato
B di Bang bang e poi inserita nello stesso anno nell’album Io ho in mente te.
“In sala d’incisione il capo tecnico, dopo aver ascoltato ‘La canzone
del bambino nel vento’, disse – Ma a lei piacciono davvero queste
canzoni? – Risposi timidamente di sรฌ, che ci credevo – Ascolti me, cambi
mestiere, oppure, se proprio vuole ostinarsi a cantare, cambi genere,
perchรจ mi mette addosso una tristezza che mi vien voglia di suicidarmi”
Talkin’ Milano
Talkin’ blues improvvisato, cantato, in italiano ed inglese, una strofa a testa da Guccini e da Alan Cooper. Il titolo (e in parte il testo) contengono un chiaro riferimento al Talkin’ New York di Bob Dylan.
Statale 17
Classico blues, il cui titolo ricalca la dylaniana Highway 61 Revisited. Il protagonista della canzone sta facendo l’autostop sulla Strada Statale 17 dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitico
per cercare di raggiungere qualcuno (probabilmente l’amata), ma non
riesce ad ottenere passaggi e cammina col dubbio che lei ormai non lo
aspetti piรน. Si mette in particolare evidenza come il caldo terribile
della giornata metta a dura prova il protagonista, al quale addirittura
si bruciano i tacchi delle scarpe sullโasfalto. Nella versione incisa in
Album concerto
Guccini, prima di cantare, fa notare come discorsi espressi in lingua
americana abbiano piรน spessore e forza dโattrazione sul pubblico
rispetto a discorsi di uguali contenuti ma espressi in italiano; porta
il seguente esempio: โQuella sera partimmo John, Dean ed io sulla
vecchia Pontiac del โ55 del padre di Dean e facemmo tutta una tirata da Omaha a Tucson.โ ; โQuella sera partimmo sulla vecchia 1100 del babbo di Giuseppe e facemmo tutta una tirata da Piumazzo a Sant’Anna Pelagoโ.
Guccini osserva come il discorso non suoni allo stesso modo e come
ironicamente gli americani โci fregano con la loro linguaโ.
La Statale 17 dell’Appennino
Abruzzese e Appulo Sannitico (comunemente indicata con SS 17) รจ una
strada che collega la Puglia e l’Abruzzo. Si snoda principalmente tra le
cittร di Foggia e L’Aquila.La canzone รจ stata scritta da Guccini durante il servizio di leva che assolse nel corpo degli Alpini proprio a L’Aquila.
Il 3 dicembre del ’39
Valzer di amaro umorismo; racconta la storia di un voltagabbana
opportunista che con eccezionale tempismo riesce a trarre vantaggio da
qualunque rivolgimento politico (“Io chiesa, nobili e terzo stato /
sempre ho fregato solo per me”). Anche la madre รจ una sua degna compare.
Al di lร del contenuto immediato e letterale, la canzone contiene
un’esplicita critica alla politica italiana durante l’ultima guerra
mondiale e nel dopoguerra, politica ispirata al Bisogna che tutto cambi perchรฉ tutto resti com’รจ (Giuseppe Tomasi di Lampedusa).
La ballata degli annegati
Canzone influenzata dai cantautori francesi, ma che li eguaglia o
addirittura supera in tristezza e malinconia; il fiume racconta le
storie delle persone che, per un motivo o per l’altro, sono morte tra le
sue acque.
Il sociale e l’antisociale
Si tratta, in realtร , di due canzoni diverse, anche se unite in un’unica traccia; come ricordato, L’antisociale era giร nota nella versione dell’Equipe 84 (lato B di Un giorno tu mi cercherai, cantata da Victor Sogliani), mentre Il sociale era inedita. Nel libro Francesco Guccini, Parole e Canzoni, edito da Einaudi,
รจ lo stesso cantante che racconta come durante il servizio militare uno
dei suoi superiori gli fece cantare al comando di distretto di Gorizia L’antisociale, un brano composto nel 1960
che lui apprezzava molto. Facile immaginare come il brano, a causa dei
suoi contenuti, fu accolto e il gelo che cadde nella sala: “Tutti, educatamente, prestarono attenzione” – scrive Guccini. L’ufficiale “mi
presentรฒ in modo altisonante… La canzone fu accolta da un silenzio
glaciale. Alla fine del brano non si sentiva nemmeno respirare. Avrei
voluto morire”. Da notare che spesso Guccini ha interpretato la
canzone dal vivo con il testo originale (la versione su disco aveva
subito alcune censure): questa versione รจ reperibile su alcuni bootleg.
“Durante il servizio militare dissi al maggiore Giacchini che avevo
scritto di mio pugno alcune canzoni, e lui volle ascoltarle
immediatamente. Ero un po’ dubbioso sull’opportunitร di cantargli
l’antisociale, che avevo composto nel 1960. Lui insistette e,
incredibile a dirsi, s’innamorรฒ della canzone. Ancora piรน incredibile,
mi volle portare con sรฉ a Gorizia, al comando del distretto, per
interpretarla davanti a tutti gli alti ufficiali. Cercai disperatamente
di dissuaderlo. Non volle sentir ragioni, anzi mi rimproverรฒ
bonariamente di essere troppo timido e modesto. Il maggiore Giacchini mi
presentรฒ in modo altisonante. Tutti, educatamente, prestarono
attenzione. La canzone fu accolta da un silenzio glaciale. Alla fine del
brano non si sentiva nemmeno respirare. Avrei voluto morire.”

Francesco Guccini, Giancarlo Roversi e Bonvi
Biografia critica
L’infanzia (1940-1950)
ยซ Cresciuto tra i saggi ignoranti di montagna, che sapevano Dante a memoria e improvvisavano di poesia… ยป |
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Il cantautore nacque da Ester Prandi e Ferruccio Guccini, una
famiglia di origini contadine, al n. 22 di via Domenico Cucchiari, il 14 giugno 1940 a Modena. L’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale,
avvenuta appena quattro giorni prima, chiamรฒ suo padre alle armi e
costrinse Guccini ad andare a vivere con la madre presso i nonni
paterni, a Pร vana, sull’Appennino tosco-emiliano. Gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza trascorsi sulle montagne dell’Appennino sarebbero ritornati piรน volte nelle sue opere: proprio a questo paese dedicรฒ il primo romanzo Crรฒniche Epafรกniche; molte delle sue canzoni, inoltre, hanno attinto da questa ambientazione montanara della quale ha piรน volte dichiarato di andare molto fiero. Quel forte senso di appartenenza ai luoghi di nascita, che descriverร nel brano Radici, quindi, avrebbe segnato fortemente la sua poetica, tornando spesso nei suoi “ritratti” di vita, come ad esempio Amerigo, che narra la storia di povertร ed emarginazione di un prozio emigrante.
Pร vana divenne tuttavia nelle sue stesse parole ยซil ricordo di un momento forse mai vissutoยป quando, alla fine della guerra tornรฒ nei luoghi lasciati pochi mesi dopo la sua nascita. Nel 1945 Guccini andรฒ dunque a vivere con la famiglia a Modena, dove il padre riprese il suo impiego alle Poste.
L’adolescenza (1950-1959)
ยซ Piccola cittร , io ti conosco: nebbia e fumo, non so darvi il profumo del ricordo che cambia in meglio… ยป |
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A Modena, descritta con una certa amarezza nella canzone Piccola cittร , Guccini trascorse la sua adolescenza che avrebbe poi raccontato in Vacca d’un cane, suo secondo romanzo. Dopo la scuola dell’obbligo, frequentรฒ l’istituto magistrale nella stessa scuola del tenore Luciano Pavarotti, diplomandosi nel 1958.
ร un periodo questo che non viene ricordato felicemente: la “fuga” da
Pร vana lo mise di fronte alla realtร Modenese, contro la quale si mosse
anche nei suoi testi. La sua prima esperienza lavorativa fu di istruttore in un collegio a Pesaro,
che terminรฒ con un esito fallimentare, venendo licenziato dopo breve
tempo. Di altro spessore fu invece la sua esperienza alla Gazzetta di Modena: per due anni ricoprรฌ il ruolo di cronista, un’occupazione a sua detta ยซmassacrante, dodici ore di lavoro al giorno per ventimila lire al meseยป. In redazione
ebbe diverse mansioni, prestando particolare attenzione ad articoli di
cronaca giudiziaria. Furono questi anni intensi per la sua formazione
culturale e musicale: nacquero in questo contesto le storie delle sue
canzoni che guardano alla societร e al quotidiano, con un senso di
impotenza verso il destino, racconti e dubbi per i quali si definรฌ in un verso di Samantha un ยซburattinaio di paroleยป.
Altri riferimenti di Modena si possono trovare in Cencio (Quello che non, 1990), ove Guccini ricorda con toni nostalgici un amico affetto da nanismo.
Nel 1959 si traferรฌ a Bologna, da egli definita ยซParigi minoreยป, cittร nella quale Guccini riscoprรฌ quelle affinitร umane e culturali mai trovate a Modena. Si iscrisse all’Universitร , ma abbandonรฒ gli studi a un passo dalla laurea (nel 2002 gliene fu conferita una honoris causa in Scienze della formazione). Fu comunque un’esperienza di ยซeterno studenteยป, come egli stesso ebbe a dire da cui ricavรฒ nuove ispirazioni per le sue future composizioni.
Il periodo giovanile (1960-1966)
Nel luglio 1962 Guccini partรฌ per il servizio militare, che prestรฒ a Lecce, alla Scuola di Fanteria di Cesano di Roma e a Trieste. Come ricordรฒ egli stesso,
si trattรฒ di un’esperienza sostanzialmente positiva. Poco prima della
partenza aveva scritto alcune canzoni, molte delle quali furono
cestinate ยซun po’ per pudore un po’ per vergognaยป, ritenendole
null’altro che tentativi. Fra queste vi erano L’antisociale, La ballata degli annegati e Venerdรฌ santo.
Nella sua maturazione musicale e artistica, terminato il servizio di
leva, risultarono decisivi degli estenuanti ascolti (le ยซdiete
musicaliยป, come le definรฌ)
di artisti che costituirono le sue principali influenze: Sergio
Liberovici, Michele Straniero (che lo introdusse nel mondo delle
canzoni popolari e anarchiche) ma soprattutto il Cantacronache di Fausto Amodei, da egli piรน volte citato come suo principale “maestro”.
Guccini mosse i suoi primi passi nel mondo della musica non come cantautore, ma come cantante e scrittore di canzoni da balera.
Gli esordi artistici lo videro cantante e chitarrista nel gruppo di cui
facevano parte Pier Farri (che divenne in seguito il suo produttore) e Victor Sogliani (futuro componente dell’Equipe 84). Si chiamarono Hurricanes, poi Snakers ed infine i Gatti i quali, unitisi ai Giovani Leoni di Maurizio Vandelli,
sfociarono nel 1964 nella ben piรน nota Equipe 84. Guccini rifutรฒ di
entrarvi per continuare gli studi, tuttavia la sua evoluzione artistica
iniziรฒ proprio da qui: cominciรฒ ad interessarsi al beat e compose canzoni come Auschwitz (che incise aggiungendovi il sottotitolo La canzone del bambino nel vento) e ร dall’amore che nasce l’uomo, portate al successo dall’Equipe 84.
Si distinse anche per il lavoro di pubblicitario nell’ambito del Carosello insieme a Guido De Maria, collaborando agli slogan dell’Amarena Fabbri imperniate sui personaggi “Salomone il pirata pacioccone” (che parlava con accento piemontese) e il suo aiutante “Manodifata” (che con accento siciliano,
in ogni scenetta, rivolgeva al capo il tormentone: ยซCapitano, lo posso
torturare?ยป a cui Salomone rispondeva ยซPorta pazienza!ยป). Scrisse anche
il testo della canzone per bambini Salomone pirata pacioccone, cantata da Le Sorelle, e fece conoscere al grande pubblico, sempre grazie al Carosello, il vignettista Bonvi.
In seguito Guccini avrebbe ricordato questo periodo in Eskimo (ยซ…di discussioni, Caroselli, eroi, cos’รจ rimasto dimmelo un po’ tu…ยป).
Il debutto (1967-1971)
ยซ Francesco Guccini รจ stato il piรน lucido Poeta della generazione Beat italiana: la struttura musicale del suo primo album riproduce in pieno il modello di Bob Dylan, e le canzoni sono infatti ballate folk dal forte impegno sociale; poetica esistenzialista e visioni apocalittiche costituiscono la struttura prima linguistica e poi musicale del cantautore bolognese… ยป |
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(Amedeo Bruccolieri, parlando di Folk beat n. 1)
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La prima esperienza del 1967 fu il tentativo, che gli venne proposto dalla CGD, di partecipare al Festival di Sanremo come autore del brano Una storia d’amore; per interpretarlo vennero scelte due cantanti di questa casa discografica, Caterina Caselli e Gigliola Cinquetti ma la canzone non superรฒ le selezioni. Come dichiarรฒ Roberto Vecchioni
(che, in quel periodo, era uno degli autori della CGD), la casa
discografica gli impose due parolieri professionisti, Daniele Pace e Mario Panzeri
per provare a modificare il testo della canzone, un’ingerenza che
Guccini tollerรฒ malvolentieri e che lo indusse a rinunciare a ulteriori
collaborazioni. La canzone venne comunque incisa dalle due cantanti: da Gigliola Cinquetti nell’album La rosa nera e da Caterina Caselli in Diamoci del tu.
Il primo lavoro della sua carriera di cantautore โ Folk beat n. 1 โ arrivรฒ qualche mese dopo, nel marzo del 1967. Nel disco, che ebbe un riscontro commerciale molto scarso (praticamente nullo, affermรฒ Guccini),
si intravedono giร dei tratti caratteristici del suo stile artistico e
umano, con canzoni dagli arrangiamenti scarni e dai temi dolorosi come morte, suicidio, infimitร sociale, Olocausto e guerra (appare anche un originale esperimento di talking blues “all’italiana”, stile che avrebbe poi ripreso in un successivo brano inserito in Opera buffa). Tra le canzoni incise ci furono anche tre di quelle giร portate al successo dai Nomadi e dall’Equipe 84, Noi non ci saremo, L’antisociale ed Auschwitz; “Auschwitz” verrรก poi tradotta in inglese e riproposta nel 1967 dall’Equipe 84 (come retro del 45 giri con 29th September, pubblicato solo in Gran Bretagna) e, molti anni dopo, dal cantautore statunitense Rod MacDonald, nell’album “Man on the Ledge” del 1994. Vi รจ inoltre un’altra canzone, In morte di S.F., che verrร ridepositata in seguito alla Siae con il titolo mutato in Canzone per un’amica, e con questo nuovo titolo sarร incisa nel 1968 dai Nomadi.
Caterina Caselli il 1 maggio 1967, poco dopo l’uscita del disco, lo invitรฒ al programma televisivo Diamoci del tu, presentato insieme a Giorgio Gaber: in quest’occasione, che rappresentรฒ il suo debutto televisivo, cantรฒ Auschwitz; nella stessa puntata, tra l’altro, fu ospite un altro giovane cantautore ancora sconosciuto, Franco Battiato.
Per la Caselli in quel periodo scrisse molti brani, tra cui Le biciclette bianche, Incubo Nยฐ 4, canzone inserita nel musicarello L’immensitร (La ragazza del Paip’s), Una storia d’amore e Cima Vallona (ispirata alla strage di Cima Vallona); si fece inoltre notare per la traduzione (che perรฒ non firmรฒ) di Bang Bang (My Baby Shot Me Down) di Sonny Bono e Cher, cantata sempre dall’Equipe 84.
Furono tuttavia I Nomadi (che giร nel 1966 avevano inciso una sua canzone, Noi non ci saremo),
a portare al successo nello stesso anno quella che divenne una delle
piรน importanti canzoni della storia della musica italiana: Dio รจ morto
(fu pubblicata in contemporanea anche da Caterina Caselli, con delle
differenze nel testo). Fu un brano dal testo “generazionale” che per
l’universalitร del suo contenuto superรฒ ogni confinamento ideologico
venendo elogiata addirittura da Papa Paolo VI (fu trasmessa da Radio Vaticana, ma censurata dalla RAI per blasfemia).
L’anno successivo Guccini ritornรฒ in sala di incisione, pubblicando un 45 giri con Un altro giorno รจ andato/Il bello:
la prima, una delle sue canzoni ritenute tra le piรน caratteristiche,
venne reincisa in versione acustica e con alcune piccole modifiche nel
testo nel 1970 ed inserita in L’isola non trovata; la seconda invece fu riproposta dal vivo in Opera buffa, dopo essere stata reinterpretata nello stesso anno da Lando Buzzanca; nel frattempo Guccini continuรฒ l’attivitร di autore, continuando a comporre brani per I Nomadi, Bobby Solo,
Caterina Caselli e altri artisti. Il 1969 fu inoltre l’anno del suo
debutto ufficiale dal vivo, con un concerto tenuto alla Cittadella di Assisi, un centro culturale cattolico di tendenza progressista.
Nel 1970 fu la volta di Due anni dopo (registrato nell’autunno del 1969), album dai toni inquieti ed esistenziali, che lasciรฒ da parte le tematiche della protesta (eccetto per Primavera di Praga) per dedicarsi all’introspezione.
A conferma di questo Guccini stesso ribadรฌ come le sue canzoni
nascessero da ยซun’ esigenza di necessitร creativa, esistenzialeยป, e non
per un fatto professionale. L’album fu accostato, per le tematiche e i
vocaboli alla poetica leopardiana,
mostrando un artista ancora giovanile ma giร piรน maturo del precedente.
Il centro narrativo del disco, dalla percepibile influenza francese, รจ il tempo che passa e la vita quotidiana analizzata nella dimensione dell’ipocrisia borghese.
Subito dopo l’uscita di Due anni dopo, Guccini lasciรฒ in Italia, ma senza rinunciarci, la sua fidanzata Roberta (per cui aveva scritto Vedi cara) e partรฌ per gli USA
insieme a Eloise Dunn, una ragazza conosciuta al Dickinson College di
Bologna dove insegnava (alla quale anni dopo dedicรฒ la canzone 100 Pennsylvania Ave). Conclusasi anche questa relazione, tornรฒ in Italia con la barba, che da questo momento non si tagliรฒ piรน. Si riconciliรฒ con Roberta e vi andรฒ in vacanza all’isola di Santorini: รจ in quest’occasione che venne scattata la fotografia presente sul retro di Stanze di vita quotidiana, usata poi sia per la copertina di Via Paolo Fabbri 43 sia, ancora oggi, per i manifesti pubblicitari dei suoi concerti.

Bologna: Guccini si rilassa in casa , vittima consenziente del suo hobby preferito.
In autunno iniziรฒ le registrazioni di un nuovo disco, e cosรฌ a undici mesi da Due anni dopo fu pubblicato L’isola non trovata. Il titolo dell’album, che รจ anche quello di una canzone, รจ un riferimento a Guido Gozzano e alla morte dell’utopia, vista ormai come irraggiungibile; altra citazione letteraria presente nel disco fu quella di J.D. Salinger in La collina. Altri brani di rilievo del disco furono Un altro giorno รจ andato (reincisa dopo due anni), L’uomo o L’orizzonte di K.D. (che รจ Karin Donne, la sorella di Eloise).
La notorietร di Guccini iniziรฒ a diffondersi anche al di fuori di
Bologna, passando dalle osterie al teatro: fu di questo periodo la sua
partecipazione al programma televisivo Speciale tre milioni, dove presentรฒ alcune sue canzoni (tra cui La tua libertร , all’epoca inedita, incisa nel 1971 ma pubblicata soltanto nel 2004 come bonus track dell’album Ritratti), e dove divenne amico di Claudio Baglioni. Nel 1971,
dopo alcuni mesi di convivenza, sposรฒ la sua storica fidanzata, Roberta
(raffigurata sul retro di copertina dell’album successivo e alla quale
dedicรฒ la canzone Eskimo).
Il successo (1972-1980)
Il vero salto artistico e qualitativo si ebbe nel 1972 con Radici, che contiene alcune delle sue canzoni piรน conosciute; innanzitutto La locomotiva, canzone tratta da una vicenda reale, in cui Guccini affronta il tema dell’uguaglianza, della giustizia sociale e della libertร , ricalcando lo stile di autori di musica anarchica di fine ‘800.

Un’immagine di Guccini al Club Tenco con Paolo Conte negli anni settanta
Il filo conduttore dell’album, come suggerisce il titolo, รจ l’eterna ricerca delle proprie radici,
simboleggiata anche dalla copertina del disco dove, sullo sfondo del
cortile della vecchia casa di montagna, sono raffigurati sul fronte i
nonni e i prozii di Guccini (tra cui anche Enrico, la cui vicenda verrร raccontata anni dopo in “Amerigo”). La critica lo definรฌ ยซun Guccini contemplativo e oniricoยป: canzoni come Incontro, Piccola Cittร , Il vecchio e il bambino, La Canzone della bambina portoghese e Canzone dei dodici mesi sono i brani di maggior rilievo di un lavoro che viene ritenuto tra le sue vette artistiche.
Nel 1973 fu la volta di Opera buffa, disco registrato all’Osteria delle dame di Bologna e al Folkstudio di Roma, goliardico e spensierato, che mette in luce le sue qualitร di cabarettista, ironico e teatrale, colto e canzonatorio.
L’idea di incidere canzoni dal vivo di questo genere in realtร non fu
mai accettata di buon grado da Guccini, il quale ebbe perplessitร sulla
pubblicazione di questo disco e sul brano I Fichi, contenuto nell’album D’amore di morte e di altre sciocchezze. Nonostante ciรฒ il disco live
(con sovraincisioni realizzate in studio) รจ una testimonianza
indicativa del modo in cui Guccini ha sempre affrontato i concerti nel
corso della sua carriera. Il suo tipico modo di fare cabaret si rinnova
sempre nei suoi spettacoli, che diventano delle vere e proprie
esibizioni teatrali in cui il protagonista dialoga e si confronta con
il pubblico di tutte le etร . Questa sua vena cabarettistica รจ resa
evidente in numerose canzoni, come L’avvelenata, Addio, Cirano, Il sociale e l’antisociale etc..
Seguรฌ l’anno successivo Stanze di vita quotidiana, un album controverso, che riscontrรฒ pareri contrastanti di pubblico e critica.
Il critico letterario Paolo Jachia affermรฒ: ยซStanze รจ l’album meno capito di Guccini, forse addirittura troppo raffinato ed esistenzialeยป.
Il disco, composto da sei lunghi brani malinconici e struggenti,
rispecchiรฒ il periodo di crisi profonda che Guccini stava vivendo,
aggravata dai continui dissidi con il produttore Pier Farri e ricevette delle critiche impietose: si ricorda soprattutto una dura catilinaria del critico Riccardo Bertoncelli, che senza mezzi termini bollรฒ il cantautore come ยซun artista finito, a cui non resta piรน nulla da direยป. Guccini rispose a questa accusa qualche anno dopo, con L’avvelenata. Solo a distanza di molti anni fu riconosciuto il valore artistico di questo disco. A testimonianza di ciรฒ, il testo di Canzone per Piero fu inserita tra le fonti della prima prova dell’esame di Stato del 2004.
Il “tema del saggio” era l’amicizia e Francesco Guccini, a tal proposito, si disse fiero di figurare in mezzo a Dante e Raffaello. Parlando del testo della canzone, si evidenzia come la sua fonte (conscia o inconscia) sia il dialogo di Plotino e Porfirio contenuto delle Operette morali di Giacomo Leopardi.
Nel resto del disco lasciarono il segno i vocaboli leopardiani, i temi
della quotidianitร , le decrepite maschere borghesi che fanno da
specchio alla societร ritratta con crudezza.
Via Paolo Fabbri 43, a Bologna
Il successo commerciale di Guccini arrivรฒ nel 1976. ร l’anno di Via Paolo Fabbri 43,
album che sarebbe poi risultato tra i cinque piรน venduti dell’anno. La
voce si fece piรน matura, decisa e sicura di sรฉ e la struttura musicale
dell’LP piรน complessa dei precedenti, con arrangiamenti che strizzavano l’occhio al jazz. Come risposta alle critiche indirizzate a Stanze di vita quotidiana scrisse come detto L’avvelenata, un brano che evidenzia un Guccini rabbioso e deciso a rispondere “vivacemente” a chi lo aveva aspramente criticato.
Altra canzone rappresentativa fu quella che diede il titolo al disco. Via Paolo Fabbri 43 รจ un’astratta descrizione della vita di Guccini nella sua residenza di Bologna, con gli abituali riferimenti ad artisti a lui cari, come Borges e Barthes e una citazione delle “tre eroine della canzone italiana”, Alice, Marinella e la ยซpiccola infelice Lillyยป, una frecciatina amichevole rivolta a De Gregori, De Andrรฉ e Venditti; questa, assieme a sua detta a L’avvelenata e Il pensionato รจ una delle canzoni a cui Guccini รจ piรน legato. Non mancano nel disco momenti di lirismo: Canzone quasi d’Amore dalla poetica esistenziale รจ ritenuta da molti un esempio delle vette raggiungibili dal “Guccini poeta”. Il suo tratto da cantastorie sarebbe tornato anche ne Il pensionato,
ballata che narra di un suo anziano vicino, ma che sarebbe sfociata tra
i versi in un excursus sulla triste situazione degli anziani nella
societร moderna. L’album successivo, pubblicato due anni dopo, fu Amerigo (1978), la cui canzone piรน famosa รจ certamente Eskimo,
ยซcanzone dedicata ad un non piรน amore, storia di una sconfitta o di una
maturazione forse mai raggiunta, il cui tono complessivo oscilla tra
nostalgia e autoironiaยป.
Tuttavia, Guccini stesso intravide il momento piรน riuscito proprio nel
brano che dร il titolo al disco: una ballata dedicata ad uno zio
emigrante a lui caro.
Il 6 ottobre 1977 la rivista settimanale Grand Hotel gli dedicรฒ una copertina dal titolo: Il padre che tutti i giovanissimi avrebbero voluto avere;
in realtร l’iniziativa avvenne a sua insaputa, come raccontรฒ il
vicedirettore del settimanale: ยซGuccini non sapeva della copertina;
l’intervista รจ stata fatta da un collaboratore che non gli aveva detto
che sarebbe finita sul nostro settimanale, ma non penso che per questo
Guccini sia andato in bestiaยป;
Guccini non fu entusiasta dell’iniziativa, e dichiarรฒ: ยซNon capisco
come gli sia venuto in mente, quel titolo, io scrivo canzoni per un
pubblico di trentenni, non capisco come un pubblico di sedicenni appena
usciti dal liceo possa trovare delle affinitร con le cose che dicoยป.
Sempre a questo proposito, si ricorda un episodio divertente: durante
un concerto tenuto qualche giorno dopo la pubblicazione dell’articolo,
alcuni spettatori delusi iniziarono a schernirlo per essere finito su
una rivista femminile, ma Guccini non si scompose e ribattรฉ: ยซQuesto รจ
niente, vedrete quando scriveranno “Liz Taylor grida a Guccini: rendimi
il mio figlio segreto”!ยป

Francesco Guccini canta Per un amico durante il concerto per Demetrio Stratos all’Arena Civica di Milano, il 14 giugno 1979
Nel frattempo, nello stesso anno, si separรฒ dalla moglie Roberta (scrivendo sulla vicenda la canzone Eskimo) e iniziรฒ una convivenza con Angela, con cui, nel 1978, ebbe una bambina, Teresa (a cui anni dopo avrebbe dedicato le canzoni Culodritto, ed E un giorno…). Guccini salutรฒ gli anni settanta con Album concerto, registrato dal vivo con i Nomadi. La particolaritร di questa raccolta fu l’interpretazione a due voci con Augusto Daolio e la presenza nel disco di canzoni da lui scritte ma mai incise in precedenza: Noi, Per fare un uomo e soprattutto Dio รจ morto.
Il 1979 รจ anche l’anno della partecipazione di Guccini, il 14 giugno, a 1979 Il concerto – Omaggio a Demetrio Stratos, per ricordare l’amico deceduto pochi giorni prima; durante la manifestazione musicale Guccini canta Per un amico, che รจ in realtร In morte di S.F. dedicata a Stratos.
Metropoli, viaggi e ritratti (1981-1989)
ยซ … di tutte le sue vite vagabondate al sole restavan vuoti gusci di parole … ยป |
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Il secondo periodo della carriera di Guccini si distinse
integralmente dalla sua precedente produzione. I suoi toni si fecero
piรน artistici, i temi piรน ricercati e vasti; divenne piรน intimista, piรน introspettivo, piรน fine e ambizioso.
La sua prosa si fece piรน pensata, il piano interpretativo piรน astratto,
senza che per questo si distaccasse dalle problematiche dell’uomo:
cercava di affrontare gli stessi temi ma da punti di vista diversi.
Guccini aprรฌ gli anni ottanta con Metropolis, che testimoniava il deciso cambio di tematiche, e che โ nonostante, al pari di Stanze di vita quotidiana, sia l’album a cui รจ meno legato
โ, spicca da vari punti di vista. Il filo conduttore della raccolta รจ
la descrizione di alcune cittร dal preciso valore simbolico: Bisanzio, Venezia, Bologna e Milano.
La storia delle cittร e, soprattutto, il disagio della vita nella polis
e la dispersione della civiltร urbanizzata si intrecciano in un gioco
di vicende storiche e di rimandi dal significato simbolico. Gli
arrangiamenti si fecero piรน corposi, ormai distanti dagli stereotipi folk; compaiono infatti incroci di sax e chitarra, basso e batteria, zufoli, clarinetti, flauti.
Torna il tema del viaggio o meglio ciรฒ che egli definisce
ยซl’impossibilitร e l’inutilitร di viaggiareยป. Per la prima volta (ad
anni di distanza dall’ultima collaborazione esterna) Guccini scrisse
una canzone a quattro mani con Giampiero Alloisio (riprendendo Venezia, scritta da Biggi e Alloisio e giร incisa dall’Assemblea musicale teatrale, con alcune piccole modifiche al testo). Spicca, fra i brani del disco, Bisanzio,
composizione che Jachia definรฌ ยซcommovente e sognanteยป, la cui epicitร ,
continua, ยซcomplessivamente ribadisce la ricerca gucciniana di una
veritร ulteriore non percepibile in un pensiero dogmatico e arroganteยป.
Bisanzio venne rappresentata da Guccini come un incantevole ma
angosciante e viadotto geopolitico e temporale al limite tra due
continenti e due ere, con toni talvolta apocalittici. Il protagonista stesso, tale Filemazio (in cui molti scorgono lo stesso Guccini),
percepisce la decadenza della sua civiltร , in un parallelo con quella
occidentale, e l’avvicinarsi della fine. Nonostante la sua cultura,
egli non sa piรน leggere il futuro, trovandosi di fronte
all’impossibilitร di capire e si lascia trascinare dallo scorrere nichilistico degli eventi. La canzone รจ ambientata all’epoca dell’imperatore Giustiniano I (483-565), con molti riferimenti storici a quel periodo, che Guccini stesso ha spiegato piรน volte. Altri brani degni di nota nel disco furono la poetica Venezia e Bologna, colta ballata dedicata ad ยซun amore passatoยป, quella ยซParigi minore, volgare e matronaยป.
Anche il successivo disco (Guccini) trattรฒ le stesse tematiche del precedente, soprattutto il tema del viaggio e del disagio metropolitano rappresentati in Gulliver e in Argentina. Un brano ยซclassicoยป di Guccini divenne Autogrill, canzone metafisica che narra di un amore solo sfiorato. Ricercata e particolare risultรฒ essere Shomรจr ma mi llailah? tratta dalla Bibbia (Isaia 21, 11), una delle tipiche riflessioni esistenziali
di Guccini, sull’impossibilitร dell’uomo di avere delle risposte, ma
sulla necessitร e l’esigenza di farsi infinite domande, per non far
esaurire ยซquella ricerca esistenziale che ci rende umaniยป. Il tour che
seguรฌ questo disco fu il primo in cui si esibรฌ con un gruppo:
fino ad allora, o suonava da solo o si faceva accompagnare da uno o due
chitarristi (all’inizio dalla Koopermann, poi da Biondini e infine da
Villotti e Biondini).
Seguรฌ, nel 1984, l’album Fra la via Emilia e il West. Molti dei suoi successi sono qui presentati dal vivo, principalmente da un concerto in piazza Maggiore a Bologna dove Guccini era accompagnato, oltre che dalla band, da ospiti illustri come Giorgio Gaber, Paolo Conte, I Nomadi, Roberto Vecchioni e l’Equipe 84, riformatasi per l’occasione.
Il 1987 fu l’anno di Signora Bovary, un album di stampo intimista, dove le varie canzoni sono dei ritratti di personaggi della vita di Guccini. Van Loon รจ suo padre, Culodritto รจ la giovane figlia Teresa (nata nel 1978), Signora Bovary รจ lui stesso. La canzone Keaton era stata scritta dall’amico cantautore Claudio Lolli,
con delle modifiche di Guccini, che la firmรฒ come coautore. Il disco
segnรฒ un importante cambio di rotta, soprattutto per quel che riguarda
la composizione musicale. ร un lavoro elegante fin dalla copertina, su
cui รจ raffigurato un velluto rosso; le musiche si fanno piรน raffinate,
le melodie piรน complesse e gli arrangiamenti vengono curati con grande
attenzione. Colpisce su tutte Scirocco, canzone, tra l’altro, che ha ricevuto vari riconoscimenti; racconta un episodio della vita di Adriano Spatola, detto Baudelaire (poeta amico di Guccini, che lo aveva giร citato in Bologna), e della sua separazione da Giulia Niccolai.
Nel 1988 Guccini pubblicรฒ un disco di sue canzoni degli anni sessanta riarrangiate per l’occasione con l’aggiunta dell’inedito Ti ricordi quei giorni. Nel titolo cita il romanzo Vent’anni dopo. Quasi come Dumas, questo il titolo, fu registrato dal vivo, nel 1988, al Palatrussardi di Milano, al Palasport di Pordenone e al Teatro dell’Istituto Culturale dell’Ambasciata d’Italia a Praga.
Negazioni, amori e dubbi (1990-1999)
Quello che non (1990)
รจ un album all’insegna della continuitร poetica e musicale con il
precedente. Un Guccini oramai maturo interpreta una raccolta di canzoni
di valore fra cui Quello che non, la composizione piรน orecchiabile, di stampo montaliano,
musicalmente corposa nel descrivere, nelle sue parole, ยซla cronaca di
un amore che non esiste piรน, รจ sparito dissolvendosi nel nulla. Una
canzone estrema, una serie di impressioni di periferiaยป. Altro brano di pregio del disco รจ La canzone delle domande consuete il cui valore poetico e letterario fu ulteriormente confermato dal premio di “miglior canzone dell’anno” dal Club Tenco.
Come ebbe lui stesso a dire, il brano racconta di un uomo che si รจ
fatto mille domande e continua a farsene, senza aver mai trovato delle
risposte, senza aver risolto nulla. Le domande sono continue perchรฉ non
si รจ raggiunta alcuna certezza, perchรฉ gli amori non sono affatto
sereni o tranquilli.
Tra le altre canzoni del disco sono da citare Cencio e Le ragazze della notte,
dai ยซcolori cupi e dalle tinte fortiยป, intrisa del senso di decadenza:
il trucco e le toilette che ยซsi spampanano pianoยป, il ghiaccio che si
scioglie, ยซvetri affumicati, bar zuppi di alcoolici e fiatiยป, chiudendo
con una domanda simbolica: ยซchi sono le ragazze della notte?ยป.
Tre anni dopo (1993) fu la volta di Parnassius Guccinii (dal nome dell’omonima farfalla dedicata al cantante emiliano) dove spicca Samantha, storia di un amore non realizzato a causa delle convenzioni sociali e della decadenza della periferia di Milano, e Farewell, ballata dal sapore dylaniano,
dai vaghi echi leopardiani. Come afferma Jachia, ยซlo sforzo gigantesco,
poetico e culturale, di Guccini รจ stato quello di aprire la piรน alta
tradizione della poesia italiana alla ballata di derivazione dylanianaยป. Della raccolta facevano parte anche Canzone per Silvia, scritta per Silvia Baraldini, Nostra signora dell’ipocrisia, esplicitamente dedicata a Silvio Berlusconi, e Acque, seconda canzone su commissione di Guccini (dopo Nenรฉ del 1977), richiesta da Tiziano Sclavi ed inserita nel film Nero.
Tre anni dopo (1996) fu il turno di D’amore di morte e di altre sciocchezze, altro successo di vendite. Intensi e lirici sono i versi di Lettera dedicata a due amici scomparsi: Bonvi e Victor Sogliani. Il tormentone del disco sarebbe divenuto Cirano (scritta da Giancarlo Bigazzi insieme Beppe Dati e modificata da Guccini per renderla “sua”), liberamente ispirata alla nota opera teatrale, una canzone che lo stesso Guccini definisce di ยซserietร giullarescaยป:una
nuova invettiva politica diluita e velata dalla tematica amorosa che
diviene dominante sul finale della canzone. Tra le altre si ricordano
la goliardica I Fichi (in realtร giร presentata in televisione quasi vent’anni prima, nella trasmissione Onda libera su Raidue, condotta da Roberto Benigni); Vorrei, dedicata alla nuova compagna Raffaella; Quattro stracci, che narra dell’amore finito per Angela, ma in maniera molto piรน dura rispetto a Farewell del disco precedente. La componente prettamente onirica รจ rappresentata da Stelle,
dove Guccini percepisce il mistero della vita, testimoniato dalla
piccolezza dell’Uomo davanti all’immensitร della volta celeste.
Nel 1998 la sua casa discografica, la EMI Italiana, per celebrare il suo trentennale, pubblicรฒ una serie di dischi dal vivo dei suoi artisti piรน rappresentativi, fra cui Guccini live collection.
Il cantautore diede il benestare alla pubblicazione ma non venne
coinvolto nel progetto e si lamentรฒ molto per un vistoso errore
ortografico sulla copertina.
Personaggi e racconti (2000-2009)

Guccini possiede una voce fonda e baritonale con un percepibile rotacismo (la “erre arrotata” caratteristica del dialetto dei suoi luoghi nativi).
ยซ Scrutiamo le case abbandonate chiedendoci che vite le abitava, perchรฉ la nostra รจ sufficiente appena, ne mescoliamo inconsciamente il senso; siamo gli attori ingenui sulla scena di un palcoscenico misterioso e immenso ยป |
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Il cantautore inaugurรฒ il XXI secolo con Stagioni, album che ha come tematiche i diversi cicli temporali che attraversano lo scorrere degli anni. Tra i brani: Autunno emerge per la musicalitร dei versi e per la sentita interpretazione; Ho ancora la forza (scritta con Ligabue) รจ una dichiarazione di vigore e coerenza di impatto; Don Chisciotte รจ il Guccini letterario che duetta con il suo chitarrista dando vita ad una energica ballata che fa eco a Cirano (e proprio come quest’ultima รจ stata scritta a quattro mani con Beppe Dati); E un giorno รจ un dialogo con la figlia Teresa,che non piรน la piccola “Culodritto” รจ ora impegnata ad affrontare i problemi della vita ed Addio, da molti definita una nuova Avvelenata, ma con gli echi della maturitร e dell’universalitร del messaggio. Anche Stagioni
e il rispettivo tour ebbero un ottimo successo; in parte inattesa fu
soprattutto la grande affluenza di un pubblico molto giovane, che
consacrรฒ Guccini come un “artista di riferimento” di tre generazioni.
Si ricordano soprattutto le parole di Cerami che si diceva ยซstupito,
quasi incredulo, e soprattutto felicissimo di vedere migliaia di
ragazzini ai suoi concerti Il disco uscรฌ anche su vinile, in un’edizione speciale a tiratura limitata.
Alcuni brani del disco successivo, Ritratti (2004), sono caratterizzati da dialoghi immaginari con personaggi storici come Ulisse, Cristoforo Colombo, Che Guevara, che sembrano rivivere dentro di lui velati da un vago ermetismo. Odysseus che apre il disco ha un testo ritenuto da alcuni tra i migliori della sua carriera,con
versi profondi e vivaci che richiamano la sensazione del viaggio
insieme a Ulisse, ripercorrendone il suo cammino. La musica, di stampo mediterraneo, sottolinea la pindarica danza dei versi.
Le assonanze, le cadenze scandite, le citazioni dotte si susseguono
lungo tutto il testo che si chiude con Ulisse che percepisce la sua
“immortalitร ”.
L’album prosegue, passando per una Una canzone, meta-componimento, fino alla ballata per il Che. Da citare la traduzione dal catalano al modenese de la Ziatta e una canzone dedicata a Carlo Giuliani, il ragazzo deceduto nel 2001 negli scontri del G8 di Genova. L’inedito inserito nel disco (La tua Libertร , 1971) rievoca le atmosfere de L’isola non trovata, mentre il brano Vite, ballata esistenziale tipicamente gucciniana, era da lui giร stata composta per poi essere incisa da Adriano Celentano con alcuni tagli atti a ridurne la lunghezza. Ritratti
ha fatto rilevare, oltre all’apprezzamento della critica musicale,
anche un buon successo di vendite: il CD nel giorno di lancio, balzรฒ
subito per due settimane al primo posto della classifica FIMI, rimanendovi in totale diciotto settimane.[68] [69][70] Nel 2005 uscรฌ il disco dal vivo Anfiteatro Live, registrato l’anno precedente nell’anfiteatro di Cagliari. Il doppio CD รจ accompagnato anche da un DVD
che ripropone integralmente il medesimo concerto. Le vendite furono
ottime: il DVD restรฒ nella classifica ufficiale FIMI per ventidue
settimane, al primo posto per un mese.
Il 2006
fu un anno dove si parlรฒ molto di Guccini, e non solo per la sua
attivitร artistica: ricevette infatti un voto in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica Italiana. Fu pubblicata la raccolta tripla celebrativa dei suoi 40 anni di carriera, rappresentata da 47 canzoni presenti nella sua The Platinum Collection. Il 3 aprile dello stesso anno, Guccini, pubblicรฒ per la EMI France Nella Giungla, un brano singolo che tratta del rapimento di Ingrid Betancourt, traduzione di una canzone scritta da Renaud Sechan nel 2005, con musiche di Jan Pierre Bucolo. Sempre nel 2006 presentรฒ la Compagnia Teatrale Pavanese impegnata nella Aulularia di Plauto, da lui tradotta dal latino nel dialetto del suo paese.
Il 30 marzo 2007 ricevette a Catanzaro il “Riccio d’Argento” della rassegna Fatti di musica diretta dal promoter musicale
Ruggero Pegna, riservato ai piรน grandi autori italiani,mentre in
Ottobre uscรฌ in libreria l’autobiografia ufficiale di Guccini, “Portavo
allora un Eskimo innocente” di Massimo Cotto (Giunti Editore). Nel tour
dello stesso anno Guccini presentรฒ una nuova canzone sulla resistenza (Su in collina), che verrร presumibilmente inserita nel prossimo album, attualmente in lavorazione.
Parlando di questo disco futuro, Guccini, ha rivelato poi anche di aver giร scritto una canzone dedicata a Pร vana (Canzone di Notte n. 4) oltre che “Il testamento di un pagliaccio” che narra del testamento di un Clown
giunto alla sua fine, inserita in scaletta nel tour 2008/2009, ed
eseguita per la prima volta in assoluto nella prima tappa del tour
stesso il 20 giugno a Porretta Terme.
La poetica
ยซ Lei, Guccini, canta l’etica con parole estetiche ยป | |
(Ezio Raimondi, italianista e critico letterario)
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La poetica del cantautore Modenese, apprezzata al giorno d’oggi da piรน voci e da celebri autori letterari,
รจ estesa in una vastissima carriera musicale, entro il quale si possono
individuare perรฒ delle caratteristiche comuni. Guccini รจ solito
utilizzare diversi registri linguistici, da quello aulico a quello
popolare; nei suoi testi si possono trovare citazioni di grandi autori,
viene toccata un enorme quantitร di temi per giungere a delle
conclusioni morali.
Leggendo tra i suoi testi รจ possibile tracciare le basi del suo pensiero: l’uso di differenti piani di lettura, il suo esistenzialismo, il tono metafisico, i suoi ritratti di personaggi ed eventi.
ยซ Quella di Guccini รจ la voce di quello che un tempo si diceva il “movimento”. Oggi, semplicemente una voce di gioventรน. E cioรจ di granitica coerenza con il proprio linguaggio e pensiero. Nella sua opera c’รจ un discorso interminabile: sull’ironia, sull’amicizia, sulla solidarietร . ยป |
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Guccini e la politica
Nonostante la sua risaputa vicinanza alla sinistra italiana, questa politicizzazione ha avuto spesso effetti di strumentalizzazione.
Se รจ vero infatti che alcune sue composizioni sono socialmente
impegnate, รจ altrettanto vero che la gran parte dei suoi successi
derivano dall’elevato valore artistico e letterario che i suoi brani
dimostrano.
Tuttavia un personaggio come Guccini non รจ inscrivibile in un
determinato quadro politico istituzionale; lui infatti (come l’amico Fabrizio De Andrรฉ) si definisce anarchico, ma anche socialista e comunque dice di aver sempre votato Psi, Pds e Ds
In realtร ha spesso espresso le sue posizioni, rivolte verso l’area
moderata del centrosinistra; ad esempio, ecco quello che ha dichiarato
in un’intervista: ยซRipeterebbe ancora quel ยซresistere, resistere,
resistereยป rivolto mesi fa a Prodi? ยซCerto: piuttosto che niente รจ meglio il piuttosto. Non esistono alternative, se non peggioriยป. Come vede il Partito democratico?
ยซLo vedrei bene, se mai si facesse. Comunque, voto Dsยป. Ha mai votato
Pci? ยซNo, prima di Craxi votavo Psi. Non sono mai stato estremista,
anche adesso non amo la sinistra radicale, quella che mette i bastoni
tra le ruote al premierยป.
Libri, saggi e fumetti
Guccini e i libri
ยซ Non sono libri facili, i romanzi di Guccini, anche se, naturalmente, essendo libri profondamente legati al suo modo di raccontare, al suo mondo poetico, anche di primo acchito sono pur sempre libri appassionanti non solo perchรฉ imprevedibili nelle soluzioni linguistiche e stilistiche, ma piรน ancora perchรฉ questi romanzi sono profondamente legati tematicamente al nostro passato prossimo di ex contadini e miserabili neo-urbani, legati dunque al tempo antico, e in qualche modo fiabesco, dei nostri genitori e piรน ancora dei nostri nonni… ยป |
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(Paolo Jachia )
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Autografo di Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli, rilasciato nel 1997 al muretto di Alassio.
Nella sua attivitร quasi ventennale di scrittore ha pubblicato
diversi libri; ha collaborato alla stesura, assieme ad altri autori, di
scritti di saggistica e narrativa, interessandosi a svariate tematiche,
fra cui quelle relative ai diritti civili (occupandosi del caso di Silvia Baraldini) e all’arte del fumetto. Guccini si รจ prestato con buoni riscontri alla scrittura in tutte le sue forme, con excursus nel genere Noir (con Loriano Macchiavelli
ha creato il personaggio del maresciallo Benedetto Santovito), oltre a
una trilogia di scritti autobiografici, ove spiccano le sue capacitร di
etimologo, glottologo e lessicografo.
Croniche Epafaniche, pubblicato da Feltrinelli nel 1989, รจ il primo romanzo di Guccini e una delle sue opere di maggior successo. Pur non presentandosi come biografia dell’autore, il libro diventa autobiografico, trattando infatti vicende passate di Pร vana, il paese “simbolo” dell’infanzia del cantautore modenese.
Guccini cerca nel testo di mitizzare ogni suo ricordo, di rendere unico
ed avvincente ogni racconto tramandatogli dagli anziani dei monti sull’Appennino tosco-emiliano, ed i risultati della sua “accuratezza filologica” vengono apprezzati dalla critica.
Sono stati dei best seller anche i suoi due romanzi successivi, Vacca d’un cane e Cittanova blues, entrambi riguardanti i diversi periodi della sua esistenza.
Se infatti Croniche Epafaniche racconta l’infanzia ed il periodo fanciullesco nella “sua” Pร vana, Vacca d’un cane narra del periodo successivo, quello in cui un Guccini adolescente ormai stabilmente a Modena
(cittร da lui mai veramente amata) scopre di non essere “uno tra
tanti”, ma contemporaneamente diventรฒ cosciente di come la
provincialitร della sua cittร natale massacrata dalla guerra, sarebbe
stata un ostacolo per la sua crescita intellettuale. Infatti si
trasferรฌ presto a Bologna, che rappresentรฒ la scoperta del mondo, il sogno americano. Ed รจ quest’ultimo capitolo che รจ narrato nelle vicende di Cittanรฒva Blues, che va a chiudere la trilogia autobiografica.
Nel 1998 Guccini pubblica il Dizionario del dialetto di Pร vana, la cittร della sua infanzia, nel quale si puรฒ notare tutta la sua capacitร di dialettologo e traduttore.
Diverse altre opere sono successivamente venute alla luce in
collaborazione con Machiavelli. I gialli scritti con lui a quattro mani
narrano principalmente delle storie del maresciallo Santovito,
diventato un personaggio di punta del giallo italiano,
e acquistano dall’affermato giallista i toni classici di questo tipo di
opera. L’influenza di Guccini si nota invece per quanto riguarda la
forma della narrazione, la capacitร di creare una raffinata costruzione
nell’ambientazione storica, le peculiaritร linguistiche che ne hanno
decretato il successo anche nel mondo della narrativa.
Guccini e il fumetto
Guccini รจ sempre stato un amante dei fumetti, come testimoniato anche da alcuni testi di canzoni, oltre che autore e sceneggiatore di diversi libri a fumetti come Vita e morte del brigante Bobini detto “Gnicche” disegnato da Francesco Rubino, le sceneggiatore di Storie Dello Spazio Profondo, disegnate dall’amico Bonvi, pubblicate a partire dal 1969 sulla rivista Psyco e in seguito ristampate dalla Mondadori e da altri editori, qualcuno gli attribuisce anche un ruolo nella genesi del cult Lo sconosciuto di Magnus , ma su questo c’รจ molto disaccordo, oltre alla decisa disapprovazione degli eredi di Roberto Raviola ai quali non risulta e che non riconoscono tale collaborazione.
La vicenda raccontata nel libro creato con Rubino รจ quella vera di un brigante vissuto nella seconda metร dell’800 nelle campagne nei dintorni di Arezzo e nel Casentino; Gnicche
(questo nomignolo รจ anche entrato in un proverbio di quella zona, ยซSei
peggio di Gniccheยป). La particolaritร รจ che Guccini ha l’occasione di
comporre alcune ottave in rima che nel fumetto vengono recitate da un
contadino cantastorie, Giovanni Fantoni, per raccontare le vicende del
brigante; frequenti le parole dialettali. Dal punto di vista del
disegno, Rubino si ispira a fumettisti come Gianni De Luca
(ritenuto da alcuni uno dei grandi innovatori del fumetto italiano), e
in qualche vignetta ha anche modo di disegnare un cantastorie molto
simile a Guccini. Il volume venne pubblicato nel dicembre del 1980 dalle edizioni LatoSide, e la copertina venne realizzata da Lele Luzzati; non รจ stato mai piรน ristampato.
Guccini e il cinema

Un’immagine tratta dal film I giorni cantati, con Paolo Pietrangeli e Giovanna Marini
L’attivitร di Guccini nel cinema, come attore o autore di colonne sonore, iniziรฒ nel 1976 e non รจ mai stata particolarmente intensa. La sua prima apparizione come attore fu in occasione del film Bologna. Fantasia, ma non troppo, per violino di Gianfranco Mingozzi del 1976. Si trattava di una puntata della serie televisiva Raccontare la cittร dedicata a Bologna, nella quale interpretava il poeta cantante Giulio Cesare Croce
che, nella trama del film, rivive nei secoli le vicende della cittร ,
accompagnando questo percorso con canzoni tratte (in parte o
integralmente) da testi originali di Croce. Altri interpreti del film
furono Claudio Cassinelli e Piera Degli Esposti che interpretavano entrambi personaggi storici della cittร .
Come attore ha inoltre partecipato ai film I giorni cantati (1979, regia di Paolo Pietrangeli), la cui colonna sonora contiene la sua canzone Eskimo e “Canzone di notte nยฐ2”; Musica per vecchi animali (1989, regia di Umberto Angelucci e Stefano Benni, tratto dal romanzo di quest’ultimo Comici, spaventati guerrieri); Radiofreccia (1998, esordio registico del cantautore Luciano Ligabue); Ormai รจ fatta (1999, regia di Enzo Monteleone); Ti amo in tutte le lingue del mondo (2005) e Una moglie bellissima (2007), entrambi diretti da Leonardo Pieraccioni. Nella colonna sonora di Nero (1992, regia di Giancarlo Soldi) รจ contenuta la canzone Acque, mentre come musicista ha scritto la colonna sonora di Nenรฉ (1977, regia di Salvatore Samperi).