Descrizione
jean pierre gourmelen – antonio hernández palacios
mac coy
PIÈGES POUR MAC COY
collection western, Mac Coy , Tome 3 , Dargaud editeur , France , E.O. 1975
COMICS GRAPHIC NOVEL – BANDE DESSINÉE
MAC COY THIRD EPISODE, FRENCH ORIGINAL 1978 FIRST ISSUE
TROISIÈME ALBUM DE MAC COY , PREMIÈRE ÉDITION FRANÇAISE ORIGINALE DU 1975
TERZA AVVENTURA DI MAC COY , PRIMA EDIZIONE ORIGINALE FRANCESE IN VOLUME DEL 1975
Terzo capitolo della saga dell’ insubordinato ed intemperante paramilitare Alexis Mac Coy (su un totale di 21 storie realizzate), in francia l’ episodio uscì in volume nel 1975 (questa è la primissima edizione originale), qui da noi invece apparve prima in un volume di Vallecchi , poi su Lanciostory e indi per la Nuova Frontiera su album, ecc ecc…
Il titolo dell’ edizione italiana di questa storia è “Una trappola per Mac Coy”
Résumé
1865 – La guerre de sécession est terminé.
au Mexique, Mac Coy et Charley quittent la compagnie du Colonel Moli de
Terni apres avoir vu les dollars de Saint Croix disparaitrent dans un
gouffre. Nos deux ex-confédérés retournent aux Etats Unis. Mais, sur le
chemin du retour, ils rencontreront un vieil homme mourant, poursuivi
par la bande de desperados mené par Choumaker. Mac Coy et Charley
trouveront dans les fontes du vieil homme un masque d’or provenant du
trésor de Cibola, la mythique cité fabuleuse.
Mac coy et Charley seront fait prisonnier par un régiment de la Légion
étrangère, et seront aidé par une mystérieuse jeune femme. Et c’est sans
compter sur les Apaches…
Troisième aventure de Mac Coy : toujours au Mexique . Dans
cet épisode, nous allons faire connaissance avec Maxi qui sera un autre
compagnon d’aventure de Mac Coy.
Les auteurs mettent leur héros dans le chaos révolutionnaire qui règne à
cet époque au Mexique. Faits prisonniers par des français, libérés par
les revolutionnaires Juaristes. Poursuivis apr des Apaches et des
Desperados. Ce tome est un très bon récit d’aventure . Toujours proche
de l’esprit du “western-spaghetti”, avec son défilé de “gueules”, de
coups bas, et de “gunfight”.
Ce tome est un must !
DARGAUD EDITEUR, 1975, VOLUME CARTONATO TUTTO A COLORI – LIVRE RELIÉ , BANDE DESSINÉE EN COULEUR – COLOUR HARDCOVERED COMIC BOOK , 64 PAGINE , FORMATO / SIZE CM. 22,5×29,8
CONDIZIONI MOLTO BUONE , copertina un pò danneggiata nella parte posteriore con diversi punti di scoloritura, lievi smussature e piccole consunzioni nelle punte degli angoli / MOYEN ETAT, 4eme de couverture un peu abîmée et défraîchi, coins légèrement émoussés / GOOD CONDITION , cover faded on the back
Mac Coy est une série de bandes dessinées réalisée par Antonio
Hernández Palacios et Jean-Pierre Gourmelen à partir des années
1970.
Le cadre de cette série est le Far West et la fin de la guerre de Sécession nord-américaine. Le
capitaine Alexis Mac Coy est dégradé à la fin de la guerre entre Confédérés et Nordistes, puis
vite enrôlé par les Yankees de par sa bravoure et son sens du
dévouement. Il part en mission au Mexique à
la recherche du reste du trésor de campagne des Sudistes accompagné de son
inséparable compagnon d’aventure le sergent Charley. S’en suivent de
nombreuses cavalcades sur des terres arides et hostiles, fusillades
entre rascuals, tout en ayant des touches d’humour et drôles
revendiquées par nos héros.
Mais Mac Coy, c’est aussi un peu d’histoire dans ce western, période
où les Français occupaient le Mexique sous Maximilien Ier.
On peut aussi citer l’épisode célèbre des légionnaires français qui
tinrent tête à 3000 Mexicains juaristes en révolution pour permettre la
sauvegarde d’un convoi. Cette aventure est disponible dans le tome 11 de
la série intitulé Camerone, bourgade de la célèbre bataille.
Pour les amateurs de dessin, Palacios a pris le contre-pied d’autres
dessinateurs en accordant beaucoup d’importance aux personnages. Il a
détaillé profondément l’attitude de chacun d’eux en respectant les
conventions et le monde du Western, grandes étendus, pistoléros,
conquêtes de l’Ouest, bivouacs ou encore saloons seront au rendez-vous.
De plus les traits nombreux sur les visages transcrivent les émotions,
et le fameux cow boy n’est bien sûr pas oublié. Cette importance des
traits se retrouve chez peu de dessinateurs aujourd’hui.
Gourmelen Jean-Pierre
|
Jean-Pierre Gourmelen est né en 1934. Il suit des études de Il publie aux éditions Métal Espions en blouses En 1954, direction l’Indochine En 1973, il rentre chez Dargaud, il travaille Auteur Moniteur de Marié |
All’inizio
di marzo del 1998, dalla mia casa in Tarragona, parlai per
telefono
con Antonio Hernández Palacios (1921-2000) per chiedergli
un’intervista che mi concesse molto gentilmente.
Il giorno stabilito arrivai nel suo domicilio situato in
una tranquilla
via del quartiere madrileno di Salamanca.
Quando mi vide, Antonio mi tese la mano, una mano vecchia,
con un
dito ferito, ma comunque energica.
Involontariamente lo paragonai mentalmente con le sue foto
che avevo
visto nei cataloghi delle Editions Dargaud e mi
resi conto
di quanto fosse invecchiato.
Prese il catalogo di una sua mostra realizzata nel Comune
di La
Palma del Condado (Huelva) e me lo mostró.
A.P.:
– Non so a che prezzo lo vendano.
Poi
iniziò a raccontarmi cose della sua vita, di quando Fidel
Castro lo chiamò da Cuba, mentre Antonio si trovava a
Parigi:
A.P.:
Andai a Cuba per incontrare Fidel Castro. Lo conobbi
quando era
un guerrigliero nella Sierra Maestra. Fidel mi disse che
stava leggendo
José Antonio Primo de Rivera ed io gli risposi che quella
lettura sicuramente gli sarebbe tornata utile.
Già a Cuba, organizzai una squadra di disegnatori e
disegnammo
dei cartelli propagantistici per lui. Fu lì che conobbi
anche
Che Guevara. – Non mi piacque quest’uomo. Si vedeva
qualcosa di
male in lui.
Poi
mi mostrò un quadro che dipinse per l’Hotel Ritz di
Madrid.
Il dipinto rappresentava l’inaugurazione di quell’hotel da
parte
di Alfonso XIII.
Era un quadro meraviglioso, per colore, composizione e
dettagli.
Grazie al suo grande realismo, guardarlo mi trasportava
nel passato.
Per me fu un un privilegio contemplarlo prima che fosse
appeso in
qualche dependance dell’hotel.
Mentre parlava, io ammiravo i quadri che aveva dipinto e
che riempivano
le pareti del salone. Ritratti di sua moglie, sua figlia,
ecc.
Vedendo il mio interesse, Antonio mi disse: – Mi alzo
presto
e mi metto a dipingere…
Per portare la nostra conversazione sui fumetti, gli
chiesi:
R.A.: – Pubblicheranno un giorno le avventure di
Drako de
Gades? (1)
A.P.:
– Non lo so, io ho venduto i diritti all’editore.
R.A.:
– Che succede con “El Cid”? (2)
È
finito per sempre?
A.P.:
– Ho praticamente terminato un libro, con il ritorno di
“Bellido
Dolfos”. Sono ancora sul punto di terminarne uno
di Mac Coy. Ne potrei disegnare vari all’anno, però non
c’è
richiesta. Solo di tanto in tanto disegno qualcosa per
Dargaud.
Antonio
si alzò dalla sua poltrona e mi disse:- Ora ti mostrerò
qualcosa che pochi hanno visto.
Detto questo, andò velocemente in un’altra stanza.
Poco
dopo torno con un “portfolio” che conteneva disegni
originali
di “El canto de Moldoror“, basati sull’opera di
Lautreamont (1846-1870). Restammo a osservarli e
commentarli
per un bel po’.
Gli chiesi della rivista, chiusa, “Rumbo Sur”
(3),
poi avrei voluto comprarli, se fosse stato
possibile, giàcché pubblicarono le avventure di Drako
e altre opere di autori di fama internazionale come L.
Mattotti,
Breccia (padre e figlio), A. Niño, R. Geary, A. Parras, J.
Bielsa, A. Font, Max, Nazario e J. Ortiz tra gli
altri.
Per quanto poté, Antonio tornò al suo passato: – Sai?,
ho conosciuto anche John Dos Passos, e poi Hemingway, a
Madrid,
durante la guerra civile. Si trovava nel suo hotel. La sua
abitazione
era piena di bottiglie di whisky. Allora aveva dei sottili
baffi
neri, al posto della barba bianca con la quale oggi è
conosciuto.
Antonio mi parlò di Sergio Toppi. Secondo lui, il
miglior disegnatore del mondo: – Tempo fa ricevetti un
libro
con dedica, illustrato da lui, che parlava di samurai (4),
una vera meraviglia…
Io gli dissi che Sergio Toppi era il mio autore preferito,
e lui
continuó: – Toppi domina la pittura, con una gamma di
colori incredibile…
Non potei dire niente al riguardo visto che Toppi per
me è
stato sempre un maestro del bianco e nero e in quel
momento non
conoscevo la sua abilità come pittore, sebbene avessi
visto
qualche suo lavoro a colori, alcune pagine in “Sharaz-de”
(5),
o nei suoi eccellenti lavori per l’editrice
Planeta Agostini-Quinto Centenario.(6)
Il tempo trascorreva senza che ce ne accorgessimo. Presi
il mio
catalogo della mostra di Palacios, a La Palma del Condado,
(7)
e gli chiesi di dedicarmelo.
Accettò con piacere, pur dicendomi:
– A me non piace fare disegni nelle sessioni di dedica
dei libri,
sebbene no in Francia la gente quasi lo esiga.
Detto questo, mi dedicò il libro con parole affettuose:
“Para Ramón, con la esperanza de serle útil.
Con un abrazo. Palacios”
Diedi
un’occhiata al mio orologio e mi accorsi con un
soprassalto che
erano quasi le sette di sera e che dovevo andare
immediatamente
all’aeroporto di Barajas, per prendere l’aereo per
Barcellona.
Andando verso la porta del suo appartamento, mentre
camminavamo,
Antonio continuava a mostrarmi i suoi quadri, di cui la
casa era
piena, e i suoi trofei.
Mi mostrò lo “Yellow Kid” che gli consegnarono
a Lucca e mi raccontò che lì conobbe Milo Manara
e molti altri, che Manara aveva un furgoncino nel quale
passarono
una notte intera chiacchierando.
Al momento di andarmene gli chiesi come avrebbe preferito
che lo
chiamassero, Hernández Palacios, o semplicemente Palacios
e mi rispose: – Dunque, senti, mio nonno materno non
ebbe figli
e mio padre sì. Per questo preferisco che mi chiamino
Palacios,
così posso perpetuare il suo nome, che altrimenti
scomparirebbe.
Ci stringiamo le mani e ci lasciamo molto cordialmente.
Avvertii
in quel momento che probabilmente sarebbe stata l’ultima
volta che
l’avrei visto in vita. Era il 18 marzo del 1998, quasi due
anni
più tardi, il 29 gennaio, Antonio ci disse addio per
sempre.
Una volta in strada, mi lasciai immergere nella corrente
umana di
Madrid, chiamai un taxi e mentre mi conduceva velocemente
all’aeroporto,
continuai a ricordare le storie che Palacios mi aveva
raccontato,
sulla sua vita e sulle sue opere, di Roncesvalles
(8),
del Cid, dei Viaggi di
Colombo (9),
Felipe II (10)
e Carlos V (11),
il West americano
di Manos Kelly (12)
e di Mac
Coy (13),
la rivoluzione cubana, la guerra
fratricida del 1936 in Spagna e il suo personaggio Eloy,
uno
tra tanti… (14),
e La paga del
soldato (15).
Con Palacios se ne sono andate alcune pagine della nostra
storia.
R.
Aznar
Tarragona,
2002
Drako de Gades (Rumbo Sur, Sevilla-1984)
(2) El Cid: Sancho de Castilla, Las
Cortes de
León (Colección Trinca: 9,18 – Editorial Doncel,
Madrid-1970), La toma de Coimbra, La cruzada de
Barbastro
(Imágenes de la historia: 6,7,8,9 – Ikusager Ediciones
S.A.,
Vitoria – 1982-84).
(3) Rumbo Sur. nº 1,2,3,5,6,7
(Sevilla,
1984-1990)
(4) Ukiyo è Haiku & suspense (
Edizioni Quadragono Libri, Conegliano,1975 )
(5) Sharaz-de (Milano Libri
Edizioni, 1984),
(Mosquito Editions, 2000), (Edizioni Di, 2001),
(6) Relatos del Nuevo Mundo: El
Cerro de
la Plata – La leyenda de Potosì, Las fabulosas
ciudades
de Arizona -Los tesoros de Cibola.(Planeta
Agostini, Barcelona
1992).
(7) Antonio Hernandez Palacios.
Ayuntamiento
de La Palma del Condado, Huelva (1996)
(8) Roncesvalles (Ikusager, Vitoria
1979)
(9) Relatos del Nuevo Mundo :El primer
viaje de
Colón-Una candela lejana, El virreinato de Colón-La
luz y la espada, La conquista de nueva España-El oro y
la sangre. (Planeta Agostini, Barcelona 1992)
(10) Felipe II (Grupo Pandora
S.A., Sevilla
1999)
(11) Carlos V (Grupo Pandora S.A.,
Sevilla
1999)
(12) “Manos” Kelly: “Manos”Kelly,
La montaña del oro, La tumba de oro (Colección
Trinca: 2,15,24 – Editorial Doncel, Madrid 1970) La
guerra Cayuso
(Colección Rambla nº 2, García & Bea Editores,
Barcelona 1984)
(13) Mac Coy (Luky Luck – Dargaud
Editeur,
1975-1999)
(14) Imágenes de la historia: Eloy uno
entre muchos, Rio Manzanares, 1936 Euskadi en
llamas
(Ikusager Ediciones, Vitoria 1979)
(15) La paga del soldado. Revista
Trinca
– Editorial Doncel, Madrid 1972)
Antonio Hernandez Palacios(16/6/1921 – 19/1/2000, Spain) |
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