Back to top

Shop

sullivan schmidt RADIO PATTUGLIA l' olimpo dei fumetti sugar 5 1971 radio patrol

8,69

1 disponibili

Descrizione


L’ OLIMPO DEI FUMETTI

COLLANA DI CLASSICI DEI COMICS

volume  5

RADIO PATTUGLIA   RADIO PATROL

di Eddie Sullivan & Charlie Schmidt

PRESTIGIOSA ED INTRAMONTABILE COLLANA DI LIBRI A FUMETTI USCITA NEI PRIMI ANNI SETTANTA, CURATA DA PIER CARPI E RINALDO TRAINI 

30 PICCOLI VOLUMI DAI GRANDI CONTENUTI CIASCUNO DEI QUALI MONOGRAFICO ED INTERAMENTE DEDICATO AD UNO DEI PIU’ GRANDI E CELEBRI CLASSICI DEL COMICS AMERICANO, A COSTITUIRE UNA BIBLIOTECA MASSICCIA, MASSIFICATA E MASSONICA CON TUTTI O QUASI I PIU’ POPOLARI E SIGNIFICATIVI PERSONAGGI DELL’ ETA’ D’ORO

QUESTO QUINTO RUGGENTE E ROMBANTE NUMERO DELLA COLLANA PROPONE A TUTELA DEL CITTADINO E DELLA SOCIETA’ I PLATEALI ED OSTENTATI BLITZ DELLA RADIO PATROL, LA PATTUGLIA MOBILE TELECOMANDATA DELLA POLIZIA USA SPONSORIZZATA DA HENRY FORD E DALLA HARLEY DAVIDSON E CON TANTO DI PULCIOSO CANE ACCESSORIO AL SEGUITO, CHE NELLA DEPRESSA AMERICA ANNI TRENTA PROSTRATA DALLA CRISI E INFESTATA DAL CRIMINE INSEGUIVA A SIRENE SPIEGATE LADRI, CONTRABBANDIERI, BORSANERISTI, GANGSTERS, PAPPONI, TOSSICI, ACCATTONI, HOBOES E TRAMPS E QUANDO LI ACCIUFFAVANO GLI FACEVANO UN CULO COSI’ (PERO’ A TURNO UNO ALLA VOLTA, ED IN RIGOROSO ORDINE GERARCHICO, PRIMA IL SERGENTE PAT POI LO SBIRRO COLLEGA SAM, SEGUITI DALL’ AGENTE IN GONNELLA MOLLY DAY E DAL MOCCIOSO PINKY ENTRAMBI MUNITI DI FALLO AUSILIARE IN LATTICE, INFINE IL POVERO CANE IRISH SEMPRE ULTIMO PER RIBADIRGLI CHE E’ UN GREGARIO E CHE INVECE IL CAPOBRANCO E’ L’ UOMO)

IL VOLUMETTO TASCABILE RADUNA SOTTO IL TITOLO UNICO E GLOBALE DI “CASSEFORTI, COLTELLI E PUPE” UN TRITTICO SEQUENZIALE DI CELEBRI ED APPASSIONANTI STORIE D’EPOCA:

– GLI SCASSINATORI DI CASSEFORTI

– IL LANCIATORE DI COLTELLI

– LE DUE SORELLE


IL CICLO DI STRISCE GIORNALIERE / DAILY STRIPS ALL’ INTERNO VA DAL 23-09-1935 ALL’ 11-07-1936, NELLA VERSIONE ARCAICA E VETUSTA ATTINTA DIRETTAMENTE DAGLI ALBI NERBINI DEGLI ANNI TRENTA E NEL SOLITO IMPROPRIO RIMONTAGGIO AGGRAVATO DA UNA TRADUZIONE A DIR POCO ANACRONISTICA ED OBSOLETA

INTRODUZIONE DI PIER CARPI

SUGAR EDITORE , 1971, VOLUME CARTONATO TASCABILE,  184 PAGINE, FORMATO cm.13×21, BIANCO E NERO


IN OTTIME CONDIZIONI, CEDOLA EDITORIALE ANCORA INCLUSA ALL’ INTERNO

GLI AUTORI

EDDIE   SULLIVAN   E   CHARLIE   SCHMIDT  

Le notizie biografiche del soggettista Eddie Sullivan e del disegnatore Charlie Schmidt che ci giungono dall’America sono assai scarse. Del primo sappiamo che collaborò spesso a vari serials radiofonici e che nel decennio compreso tra il 1920 e il 1930 la sua firma apparve spesso su giornali e riviste. Stephen Becker, nel suo Comic Art in America, ci. racconta che uncolumnist di nome Ed Sullivan collaborava con Walter Winchell alla realizzazione di Mac the Manager per il Graphic di New York del presti­gioso Buschmiller: a ragione possiamo credere che quegli fosse il Sullivan che ci interessa. Di Charlie Schmidt sappiamo ancor meno se non la notizia, abbastanza credibile, che era di origine tedesca e che aveva collaborato con la polizia. Qualcuno ci ha suggerito, non sap­piamo con quanta attendibilità, che Schmidt era stato un valente detective in patria prima di emigrare negli Stati Uniti e di affermarsi come disegnatore. Nel volume della Nostalgia Press dedicato a Gordon, l’estensore di una somma­ria cronologia dei comics americani dell’« epoca d’oro » opera al nome dell’autore di Radio Patrol — che è riportato come Smith — un pro­cesso di americanizzazione (comune a molti immigrati) che egli, almeno sotto questo aspetto, rifiutò sempre firmando le sue strisce con il proprio nome d’origine. La collabora­zione tra Sullivan e Schmidt iniziò comunque nel 1933, quando i due decisero di dar vita, su un giornale locale, a un personaggio che se dipanava le sue avventure su una tematica assolutamente attuale, l’avventura poliziesca, dall’altro puntava sulla figura di un ragazzo, in questo ricalcando fedelmente la tradizione delle funnies umoristiche, che con la sua intrapren­denza doveva rappresentare in qualche modo il modello tanto caro a certa letteratura avven­turosa ottocentesca. Il modulo di Sullivan e Schmidt dovette rivelarsi efficace se solo un anno dopo la strip era distribuita a livello na­zionale anche se ben altri elementi erano en­trati a farvi parte. Sullivan, nell’ideare il sog­getto e nella realizzazione della sceneggiatura, tenne d’occhio soprattutto il cinema. Hollywood aveva già sfornato negli anni precedenti una serie di film che avevano portato la firma di Mervyn Le Boy, William A. Wellman e Howard Hawks. James Cagney, Edward G. Robinson e Paul Munì avevano creato l’archetipo del­l’eroe degenere, collocato ai margini della so­cietà, protagonista diabolico eppure romantico della propria epoca. Sulle pagine a fumetti Chester Gould aveva già capovolto questa de­terminazione di ruoli, ma al villain rimaneva accreditata una caratterizzazione fortemente esaltante. Sullivan operò accortamente sul filo della situazione e della conclusione tradizionali della favola a lieto fine; ma non sarebbero stati molti gli elementi di spicco della Radio Patrol, parte il ritmo spesso esemplare della sceneg­giatura, se non fosse intervenuta la penna di Charlie Schmidt, dal segno grafico fortemente datato e qualche volta perfino goffo, ma am­piamente riscattato dalla composizione dina­mica e dai motivi originali della figurazione. La cura dei particolari, il forte senso scenografico, la rappresentazione delle immagini spesso ge­niale e l’aderenza realistica dell’ambientazione arrivarono spesso a effetti sorprendenti. La descrizione grafica dei personaggi, assoluta­mente non idealizzati e abbastanza lontani dai modelli proposti dagli altri veicoli visuali, ne facevano un prodotto molto originale. Il na­turalismo elegiaco del disegno, tanto caro alla moda dei tempi, era quasi del tutto assente. Se è vera l’origine tedesca di Schmidt, certo è facile trovare gli agganci culturali ai quali l’autore si rifece. Quel suo modo quasi do­lente e impietoso di proporre l’immagine, la costruzione compositiva degli sfondi portata ai limiti del realismo fotografico, eppure reinventata come se intravista con occhi quasi disillusi ed estranei, quel raccontare, dietro l’agitarsi dei personaggi, una storia ben più triste e vera, senza compiacimenti stilistici fuori di ogni ca­pacità mitizzante ed esaltata, suggeriscono un’ispirazione grafica intensa e sollecitante. Ma il mito di un’America asettica e perfezionista andava sempre più affermandosi e Radio Patrol, che Schmidt aveva legato al proprio stile pure se genuino, rimase isolato nella produzione di quei comics che se avevano con il passato pro­fondi legami di linguaggio, dall’altro interpre­tavano a chiare note simboli e significati del tutto diversi da quelli ai quali Schmidt si era ispirato. Negli anni cinquanta mestamente e si­lenziosamente il comic dedicato alle sfreccianti auto della polizia fu soppresso senza ripensa­menti, secondo la dura legge dei consumi che nulla concede fuori delle necessità di mercato: ben altri gadgets si stavano allestendo per i detectives in divisa e no. Tuttavia il trio Pat, Molly e Pinky (con l’inse­parabile cane Irish) restano eroi più simpatici, più credibili e vulnerabili di altri giustizieri che succederanno a loro negli anni seguenti, come per esempio Batman e Robin. Le avventure poli­ziesche della Radio Pattuglia sono ancora ca­paci di destare una certa trepidazione nel let­tore che finisce per condividere le ansie e le paure dei tre protagonisti.

I PERSONAGGI

RADIO PATTUGLIA (Radio Patrol) – II 1933 fu per gli Stati Uniti l’anno del New Deal: Franklin Delano Roosevelt rilanciava la dottrina dell’im­pegno unitario presso milioni di cittadini. Gli « anni ruggenti » erano ormai un ricordo che il «martedì nero» di Wall Street aveva irrime­diabilmente trascinato via e la figura del boss del crimine, che il proibizionismo aveva fatto assurgere a modello quasi emblematico di una società confusa e contraddittoria, stava defini­tivamente tramontando: ora il nuovo eroe è i! poliziotto, umile servitore dello Stato ed estremo difensore della legalità.

Sulle pagine quadrettate dei comics la grande rivincita della società contro il crimine era già iniziata due anni prima, anche se le motiva­zioni che avevano favorito la nascita di perso­naggi come Dick Tracy di Chester Gould, tro­vavano riscontro più nella battaglia politica che non nell’impegno civile. Inoltre le nuove ten­denze creavano i presupposti per l’allineamento dei mezzi di comunicazione di massa ai rin­novati gusti del pubblico scosso e influenzato da una sagace e massiccia mobilitazione psi­cologica.

Certamente dalla matrice intrattenitiva presero lo spunto il soggettista Eddie Sullivan e il di­segnatore Charlie Schmidt, seguendo la moda dei tempi e in linea con la più recente tradi­zione delle strips naturalistiche, per coinvolgere la figura di un adolescente nell’avventura poli­ziesca. Nacque sulle pagine del Daily Record di Boston, Pinkerton Junior, una striscia che aveva come protagonista un imberbe e candido giovinetto proteso al trionfo della giustizia e che rinnovava, almeno nel nome, i fasti della più famosa agenzia investigativa americana. !l notevole successo che le avventure di Pinky e del suo cane Irish ebbero e la vasta eco di simpatia che raccolsero convinsero il King Features Syndicate ad assicurarsene i diritti su scala nazionale. Il King operava sul mercato americano e mondiale con una vasta gamma di characters che andavano sempre più affer­mandosi e la striscia di Pinky sembrava poter rappresentare una valida spalla da affiancare all’Agente Segreto X-9 di Alex Raymond. Ma era anche necessario inserire nel comic,che già possedeva elementi efficaci per attirare le simpatie del grosso pubblico — un ragazzo e un cane sono ingredienti tradizionalmente si­curi sui mercati di lingua inglese — una com­ponente, nella fattispecie la presenza della polizia in divisa, che doveva riscattarlo dalla sua rappresentazione didascalica e inserirlo nella dimensione della realtà sociale di quegli anni. Sui quotidiani americani fece la sua comparsa, il 16 aprile del 1934, la striscia intitolata Radio Patrol (una nuova specialità della Polizia Di­partimentale), nella quale i due protagonisti di Pinkerton Junior furono affiancati dall’aitante sergente Pat e dalla belloccia Molly, una bionda detective regolarmente inquadrata nelle file della polizia a simboleggiare il ruolo della donna americana nella lotta senza quartiere contro il crimine organizzato.

Il sergente Pat, un ragazzone dal profilo teuto­nico — un carattere che si ripeterà spesso nel segno di Charlie Schmidt — e al quale non manca il rude coraggio del provinciale arruo­latosi nella polizia per vocazione e forse per necessità, diventerà con il tempo il leader del quartetto e il titolare del comic.Gli farà difetto l’intraprendenza innocente che distingue Pinky e la leggiadra Molly: quest’ultima attenderà in­vano che dalla collaborazione in tante speri­colate avventure nascano i presupposti matri­moniali con lo schivo Pat. Ilménage a quattro si trascinerà così in una cristallizzata situa­zione, vivificata dalla rappresentazione grafica, geniale ma non certo esaltante, di un’America minima e realistica. Fanno da contorno una se­rie di comprimari fortemente caratterizzati, fra i quali spiccano il tetragono e zazzeruto capo della polizia e l’agente Sammy, un grassone che costituirà con Pat il celebre duo della tra­sposizione cinematografica della Radio Patrol. Le avventure di Pat e dei suoi inseparabili com­pagni si snodano troppo spesso su canovacci fissi anche se i campioni di quella umanità do­lente e reietta che agiscono sullo sfondo fini­scono per diventare i veri protagonisti della storia: gli antagonisti non assumono mai però lo smalto geniale degli interpreti tout court del delitto, ma vestono quasi sempre i panni di­messi e dozzinali dei malandrini da quattro soldi. Ogni tanto Schmidt — come osserva Carlo Della Corte — incastrava « nella vicenda qualche sequenza in cui aveva la mano deci­samente felice (e che del resto era funzionale rispetto all’assunto generale): cioè un furibondo inseguimento in auto, in mezzo a sparatorie, con guidatori stralunati o francamente impaz­ziti. Le auto in fuga schizzavano letteralmente dalla penna, e anche a rivederle oggi, così arcaiche e patinate dal tempo, fanno un certo effetto », ma il disegnatore « aveva dalla sua una simpatica umiltà: non si lasciava mai troppo tentare dall’enfasi. L’apocalisse non era il suo forte, non scatenava l’un contro l’altro titani, colossi del Bene e del Male, ma gente di sta­tura come la nostra, fosse dall’una o dall’altra parte della trincea». Nelle storie della Radio Patrol gli esponenti della malavita hanno il loro vero volto di squallidi interpreti di una con­dizione umana dolorosa e sciagurata. La rap­presentazione amara di questa America eccen­trica e i validi motivi di riflessione che il comic suggerisce anche a! lettore meno preoccupato ne fanno il prodotto significativo anche se sin­golare di tutta un’epoca.



Informazioni aggiuntive

Casa Editrice

Lingua

Genere

Serie

Stilo

Anno

Fumettista

,

Grado di conservazione

You don't have permission to register