Descrizione
PREMESSA: LA SUPERIORITA’ DELLA MUSICA SU VINILE E’ ANCOR OGGI SANCITA, NOTORIA ED EVIDENTE. NON TANTO DA UN PUNTO DI VISTA DI RESA, QUALITA’ E PULIZIA DEL SUONO, TANTOMENO DA QUELLO DEL RIMPIANTO RETROSPETTIVO E NOSTALGICO , MA SOPRATTUTTO DA QUELLO PIU’ PALPABILE ED INOPPUGNABILE DELL’ ESSENZA, DELL’ ANIMA E DELLA SUBLIMAZIONE CREATIVA. IL DISCO IN VINILE HA PULSAZIONE ARTISTICA, PASSIONE ARMONICA E SPLENDORE GRAFICO , E’ PIACEVOLE DA OSSERVARE E DA TENERE IN MANO, RISPLENDE, PROFUMA E VIBRA DI VITA, DI EMOZIONE E DI SENSIBILITA’. E’ TUTTO QUELLO CHE NON E’ E NON POTRA’ MAI ESSERE IL CD, CHE AL CONTRARIO E’ SOLO UN OGGETTO MERAMENTE COMMERCIALE, POVERO, ARIDO, CINICO, STERILE ED ORWELLIANO, UNA DEGENERAZIONE INDUSTRIALE SCHIZOFRENICA E NECROFILA, LA DESOLANTE SOLUZIONE FINALE DELL’ AVIDITA’ DEL MERCATO E DELL’ ARROGANZA DEI DISCOGRAFICI .
PATTY PRAVO
concerto per patty
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Disco LP 33 giri , 1969, ARC / Rca italiana, piper records, ALPS 11013 , italia , first press
CONDIZIONI BUONISSIME, vinyl VG, cover ex+, little pencil sign on b-side label / piccola firma a biro nella etichetta rotonda del lato B, track B1 lightly damaged skips in two points at the beginning / la traccia 1 del lato B è leggermente rovinata nel ritornello di avvio salta in un paio di punti
Stramba, strambata, eccentrica, bislacca e squilibrata, individuare dei difetti madornali e delle patologie psichiche a Nicoletta Strambelli in arte Patty Pravo è facile come scippare un lecca-lecca a un bambino, ma , ammiratori o detrattori o neutrali come la svizzera, non si può non essere tutti unanimemente e coralmente d’ accordo sul fatto, che , insieme a Mina alla Carrà a Fiordaliso e a Luciana Turina , è una delle poche ed uniche vere dive superstiti del firmamento artistico italiano, una irrefutabile e autentica star pregnata e permeata di classe, fascino, carisma e talento, un mito ineguagliabile e un modello inavvicinabile anche per tante sciacquette del giorno d’ oggi che tentano invano di ispirarsi a lei, prima fra tutte la sfibrata e consunta Britney Spears che al suo confronto può andare a spazzare i gradini della Montagnola. La ricordiamo anche con affetto e prostrazione per le sue performances trasgressive e birichine negli anni 80 nuda e lasciva sulle pagine del settimanale per soli uomini soli Le Ore.
Concerto per Patty è il secondo album di Patty Pravo, pubblicato nel 1969 dalla casa discografica ARC, come il precedente; dal disco successivo Patty inciderà per la RCA, che è, del resto, la casa madre della ARC.
- Interprete: Patty Pravo
- Etichetta: RCA – Piper records
- Catalogo: ALPS 11013
- Data di pubblicazione: 1969
- Matrici : UKAY 24692 1S 2A/ UKAY 24693 1S 2A
- Supporto:vinile 33 giri
- Tipo audio: stereo
- Dimensioni: 30 cm.
- Facciate: 2
- Laminated front cover / copertina frontale laminata, original RCA catalogue inner sleeve, Rca – Piper records green label
Nel 1966, con la creazione della famosissima discoteca Piper Club a Roma avvenuta l’anno precedente (’65), la Arc pubblica dischi di artisti orbitanti intorno al locale, come Patty Pravo, The Primitives guidati dal cantante Mal che di lì a poco inizia la carriera solista. Tutti questi dischi sono con etichetta e logo personalizzati recanti la dicitura “Piper Club Series”, che si differenzia da quella standard per la grafica ed i colori.
Con
il passare degli anni le vendite registrano un calo progressivo, alcuni
cantanti si rivelano solo dei fuochi di paglia che non riescono a
ripetere il successo legato a uno-due pezzi di richiamo. Solo artisti
come la Pravo riescono a rimanere nelle posizioni alte di classifica.
accoglie anche diversi cantanti la cui parabola è in declino cercandone
il rilancio (Jimmy Fontana; Gianni Meccia; Edoardo Vianello),
ma è anche attenta a scoprire nuovi filoni musicali che imperverseranno
nel decennio successivo, come il rock progressivo: è infatti su Arc che
incide il suo primo singolo Il Balletto di Bronzo
(Neve calda/Cominciò per gioco), formazione napoletana dalle sonorità
dure ed innovative, sicuramente in anticipo coi tempi rispetto ai gusti
musicali dell’italiano medio.
Nonostante ciò, il 1969 vede ridursi
il numero di emissioni (solo una ventina) e la politica discografica
viene rivolta alla pubblicazione di singoli di altri nuovi complessi –
che da metà anni ’60 spopolano e si moltiplicano, sulla scià di quelli
importanti stranieri (Beatles, Stones, ecc.) – come I Bertas, I Beans o I Girasoli solo per citarne alcuni, che però non raggiungono il successo desiderato.
All’alba
degli anni settanta avviene quindi la fusione tra l’etichetta e la casa
madre, evidenziata anche sulle copertine dei dischi ARC/RCA.
L’etichetta, comunque. resta in vita per sporadiche riedizioni e
autoproduzioni. Tra gli altri artisti da ricordare che hanno inciso per
la Arc sono: Roby Ferrante, altro interprete ed autore della famosissima “Ogni volta” portata al successo da Paul Anka, Jenny Luna, una Romina Power agli esordi; la meteora Ricky Shayne con la sua “Uno dei Mods”; Maurizio Graf, interprete di molte colonne sonore degli spaghetti-western musicati da Ennio Morricone; Louiselle (di “Andiamo a Mietere il Grano”), un Pippo Franco ancora praticamente sconosciuto; Mauro Lusini che presenta la versione della sua “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” (cantata da Morandi), Fabrizio Capucci
(marito della Spaak) e tante altre curiose proposte che hanno fatto
della Arc una delle più valide etichette legate al mondo della musica
giovanile degli anni sessanta. Tutto sommato, la Arc riesce a fare
centro numerose volte con successi legati a molti dei cavalli della sua
scuderia. Ciò malgrado l’arco di tempo di attività coperto dalla ARC
sia stato piuttosto breve: solo sette anni.
numero di catalogo delle emissioni a 45 giri è preceduto dalle lettere
AN. Per la datazione si ci basa sull’etichetta del disco, sul vinile o
sulla copertina, quando nessuno di questi elementi fornisca un
riscontro, ci si basa sulla numerazione del catalogo. Se esistenti, è
riportato oltre all’anno il mese e il giorno (quest’ultimo dato si
trova, a volte, inciso sul vinile), infine, ci si basa sul codice della
matrice di stampa.
Molti dischi della RCA Italiana infatti
(praticamente tutti fino alla fine degli anni ’60) non hanno alcun
riferimento alla loro data di pubblicazione. Il metodo per risalire
all’anno di emissione è in base al codice della matrice, sempre
stampato sull’etichetta. Per i 45 giri relativi alla ARC: numero di
matrice anno di prima stampa PKAW=1964 QKAW=1965 RKAW=1966 SKAW=1967
TKAW=1968 UKAW=1969 ZKAS=1970.
Per gli albums, invece, la cui
pubblicazione parte dal 1965, il numero di catalogo è preceduto dalle
lettere SA fino al ’67, quindi dalle lettere ALPS oppure KAN (Rokes i
successi 1970)
LATO A
CONCERTO
PER PATTY
(G.Meccia – B.Zambrini)
Franco Pisano, la sua orchestra
e i “Cantori Moderni” di Alessandroni
LATO
B
IL
PARADISO
(Mogol – L.Battisti)
Piero Pintucci e la sua orchestra
SOLA
IN CAPO AL MONDO
“The end of the world”
(Papathanassiou-Bergman-L.Beretta)
Piero Pintucci e la sua orchestra
UN
GIORNO COME UN ALTRO
“First of May”
(B.R. M. Gibb – L.Giacotto)
Piero Pintucci e la sua orchestra
*WITH
A LITTLE HELP FROM MY FRIENDS
(J.Lennon – P. McCartney)
The Primitives
Al pianoforte Patty Pravo
TRIPOLI
’69
(V.Pallavicini – P. Conte)
Giancarlo Trombetti, la sua orchestra
e i “4+4” di Nora Orlandi
UN’ORA
FA
(L. Beretta – E. Parazzini – G.F. Intra)
The Cyan Three
I musicisti
- Patty Pravo: voce, pianoforte in With a Little Help from My Friends
- Gordon Fagetter: batteria
- George Sims: chitarre
- Roger Smith: basso
- Robby McIntosh: batteria in With a Little Help from My Friends
- Jay Roberts: basso in With a Little Help from My Friends
- Dave Sumner: chitarre in With a Little Help from My Friends
- I Cantori Moderni di Alessandroni: cori in Concerto per Patty
Cyan Three (o Cyan 3) è il nome di un gruppo
musicale inizialmente costituito da musicisti inglesi e poi anche da
italiani attivi tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’80; nel 1969,
aumentando la formazione del gruppo, abbreviano il nome in Cyan; infine nel 1984 pubblicano un album con la denominazione Blizzard.
Giunti in Italia nel 1966, diventano alla fine dello stesso anno il
gruppo di accompagnamento di Patty Pravo, che hanno conosciuto al Piper
Club, suonando nelle sue incisioni sia a 45 giri che a 33, oltre che
nei concerti.
Così ricorda il gruppo la cantante veneziana:<Cyan Three,
tre ragazzi inglesi della mia stessa età che mi avrebbero seguito per
alcuni anni. Gordon Fagetter (che poco dopo sarebbe diventato mio
marito) suonava la batteria, George Sims le chitarre e Roger Smith il
basso (il più piccolo di tutti, aveva un anno meno di noi)Patty Pravo – Bla, bla, bla… – Edizioni Mondadori, Milano, 2007, p. 49>>.Il
batterista del gruppo, Gordon Fagetter, si lega sentimentalmente alla
cantante veneziana, diventando il suo primo marito; nel 1969 entra nel
gruppo il tastierista Alberto Visentin, proveniente dal gruppo beat I
Volti (che aveva poi preso il nome di The Pipers), e noto alle cronache
rosa per essere il marito dell’attrice Cristina Gaioni, ed aumentando
il numero dei componenti del gruppo il nome viene cambiato in The Cyan.
Così racconta Patty Pravo: <I Volti, che erano già abbastanza popolari ma ai quali, togliendo Visentin, stroncai la carrieraPatty Pravo – Bla, bla, bla… – Edizioni Mondadori, Milano, 2007, p. 59>>.
Nel
1970 il batterista Fagetter abbandona il gruppo per dedicarsi alla
pittura (un suo quadro diventerà nel 1974 la copertina dell’album
omonimo di Francesco De Gregori), ed è sostituito da Franco Di Stefano,
proveniente dagli Atomi di Mike Liddell.
Nel 1969 Patty Pravo era ormai una stella di prima grandezza nella musica italiana: aveva raggiunto il successo già dal primo 45 giri, Ragazzo triste, nel 1967, a cui erano seguiti altri brani di grande successo come Qui e là, Se perdo te, La bambola, Gli occhi dell’amore.
Aveva inoltre già inciso un album, intitolato con il suo nome, che
racchiudeva i suoi successi e che era completato da alcune cover: il
tutto sempre con la supervisione dell’avvocato Alberico Crocetta, che
l’aveva scoperta.
Ma Patty Pravo aveva successo non solo come cantante, ma proprio come
personaggio, imponendo uno stile e un look che erano molto imitati
dalle ragazzine dell’epoca.
Per tutti questi motivi Crocetta decise di alzare le ambizioni, e
studiò un nuovo 33 giri in cui un lato fosse interamente occupato da un
lungo brano orchestrale: fu così che nacque Concerto per Patty, scritto per il testo da Gianni Meccia e per la musica da Bruno Zambrini, con un grosso contributo del maestro Franco Pisano, che diresse l’orchestra eseguendo anche gli arrangiamenti degli archi e dei fiati.
In un articolo pubblicato dal settimanale Oggi il 13 agosto
1969 è riportata una testimonianza di un tecnico degli studi RCA (dove
la canzone venne registrata): «Poche settimane fa, mentre incideva Concerto per Patty,
scoppiò a piangere. “Che hai Patty: che ti succede?”, le chiedemmo.
“Non mi piace questa canzone”, disse. “Ma se è bellissima”. “Sì, è
bellissima. Ma è troppo triste”».
Nello stesso articolo l’avvocato Crocetta espresse i suoi dubbi sul
testo della canzone che, descrivendo una Patty Pravo che rimpiangeva la
Nicoletta degli esordi, ragazza semplice, in realtà si allontanava da
quella che era la personalità effettiva della cantante: fu questa
comunque l’ultima volta in cui i due lavorarono insieme, dopodiché
Patty, dubbiosa sull’immagine di lei su cui Crocetta puntava, ruppe i
rapporti.
La canzone, comunque, musicalmente anticipa certi sviluppi del
progressive: inizia con un arpeggio di arpa che fa da introduzione,
mentre il resto dell’orchestra entra con la voce della cantante; verso
il quinto minuto l’orchestra si ferma, ed un accordo di chitarra
introduce un sottofondo di organo Hammond,
sostituito presto da un pianoforte, su cui Patty canta la melodia; pian
piano entrano gli altri strumenti e, intorno all’ottavo minuto,
nuovamente l’orchestra completa.
La casa discografica decise anche di far uscire un 45 giri in coincidenza con l’album, con una versione di Concerto per Patty ridotta da 12 minuti a 8 e suddividendo il brano in tre momenti, intitolati Le ore del passato e L’aria di un paese sul lato A (durata 3:43) e Il mio pensiero diventi tu sul lato B (durata 5:48).
Per completare il disco, sul lato B vennero inserite alcune cover e le
canzoni degli ultimi 45 giri di Patty, usciti sempre con grande
successo alcuni mesi prima: Tripoli ’69 e Il paradiso (lasciando inediti i rispettivi retri, e cioè Lasciatemi amare chi voglio e Scende la notte, sale la luna).
La canzone che apre il lato B, Il paradiso, ha una storia curiosa: scritta da Mogol e Lucio Battisti con il titolo Il paradiso della vita, fu incisa dalla Ragazza 77 (pseudonimo di Ambra Borelli) con nessun successo, verrà ripresa dal gruppo inglese degli Amen Corner, col titolo (If Paradise Is) Half as Nice,
raggiungendo il primo posto delle classifiche di vendita britanniche;
viene quindi nuovamente incisa nel nostro paese, con un certo successo,
da Patty in un 45 giri.
Segue Sola in capo al mondo, cover di End of the world degli Aphrodite’s Child, gruppo greco di successo in quegli anni, in cui suonavano il celebre tastierista Vangelis Papathanassiou ed il cantante Demis Roussos, e Un giorno come un altro, cover di Fisrt of May dei Bee Gees.
With a Little Help from My Friends è eseguita in versione quasi
strumentale (con alcuni cori in inglese), eseguita al pianoforte dalla
stessa Patty Pravo, con l’accompagnamento e l’arrangiamento molto rock
dei The Primitives: la chitarra elettrica è in evidenza all’inizio.
Tripoli ’69 è l’altra canzone uscita in precedenza su 45 giri: anche se il testo è firmato da Miki Del Prete e Vito Pallavicini, alcuni riferimenti “esotici” fanno pensare allo zampino, mai confermato ufficialmente, dell’autore della musica, Paolo Conte (insieme al suo concittadino Michele Virano).
Il brano conclusivo del lato e del disco è Un’ora fa, presentata pochi mesi prima al festival di Sanremo da Fausto Leali e scritta, per quel che riguarda la musica, dal jazzista Gianfranco Intra;
questa canzone viene incisa senza la parte iniziale introduttiva (al
contrario della versione del cantante bresciano), ed è l’unica in cui
sono accreditati in copertina i Cyan Three
che però, essendo il gruppo ufficiale di Patty, è molto probabile che
abbiano suonato nelle altre canzoni (tranne, come abbiamo visto, in With a Little Help from My Friends).
La foto della copertina del disco è opera di Fernando Muscinelli,
ed era già stata pubblicata all’interno della copertina del primo
disco: raffigura Patty con un abitino corto bianco e con in mano un
fiore.
Gli arrangiamenti sono di Franco Pisano per la title track, di Piero Pintucci per Il paradiso, Sola in capo al mondo, e Un giorno come un altro, di Giancarlo Trombetti per Tripoli ’69, dei Cyan Three per Un’ora fa e dei The Primitives per With a Little Help from My Friends.
Biografia
Nicoletta trascorre i primi anni dell’adolescenza a Venezia con la
nonna e, nel colto ambiente di casa, ha occasione di conoscere, fra gli
altri, il cardinale Angelo Roncalli (il futuro Giovanni XXIII) e il poeta americano Ezra Pound.
Fin da piccolissima studia danza e pianoforte, si iscrive al corso di
direzione d’orchestra, ma successivamente si reca a Londra, e poi a
Roma. Si appassiona al rythm’n’blues e comincia a farsi notare col nome
di Guy Magenta. È al leggendario Piper Club,
luogo di culto e autentico simbolo di un’epoca, che viene scoperta dal
manager Alberigo Crocetta, che conia per lei lo pseudonimo Patty Pravo
(“veloce come la vita dei giovani”).
Gli anni Sessanta
Nel 1965 registra la sua prima apparizione cinematografica in Passeggiando per Subiaco, a tutt’oggi inedita, girata e prodotta da Tullio Piacentini: tra gli altri è presente il giovane Lucio Dalla con la canzone Il cielo.
Nel 1966 incide per la ARC il suo primo singolo, Ragazzo triste, (versione italiana di But you’re mine di Sonny & Cher)
e per la “ragazza del Piper” è solo il primo di una lunghissima serie
di successi con canzoni celeberrime a metà tra il beat e il melodico:
nel 1967 Qui e là e Se perdo te; nel 1968 La bambola,
45 giri che ottiene un successo planetario diventando immediatamente il
suo “marchio di fabbrica” con oltre nove milioni di copie vendute.
Successivamente entrano in classifica, una dopo l’altra, anche Sentimento, Gli occhi dell’amore, Tripoli’69 (di Paolo Conte), Il paradiso (di Lucio Battisti) e Nel giardino dell’amore (Rain di José Feliciano).
Innumerevoli le partecipazioni a molte trasmissioni tv, caroselli, e
film. Bionda, esile e molto bella, disinibita e portabandiera della
generazione sessantottina, Patty ha un’immagine magnetica ed energetica
che la farà diventare simbolo dell’emancipazione femminile ed icona
gay. Tuttavia è di questo periodo il suo rifiuto di prender parte ad Il giardino dei Finzi Contini, film di Vittorio De Sica dal romanzo di Giorgio Bassani: il grande regista le aveva proposto addirittura il ruolo di Micol.
Per i concerti e i dischi ingaggia un gruppo inglese che si esibisce al Piper Club, i Cyan Three,
e si fidanza con il batterista, Gordon Fagetter, che diventa poi il suo
primo marito; il gruppo la accompagnerà fino al cambiamento di
repertorio nel 1970.
Nel 1969, il produttore Lilli Greco decide di cucirle addosso un progetto particolarmente ambizioso, un LP sul cui lato A viene inciso un vero e proprio concerto di 12 minuti circa, in cui la giovane cantante spazia da un’aria all’altra col supporto di un’orchestra di 90 elementi. Concerto per Patty
si rivela un vero e proprio esperimento, coraggioso e alquanto
sofferto. Funge da traino la seconda facciata, dove vengono incisi
alcuni 45 giri e altre cover.
Gli anni Settanta
Nel 1970 arriva al Festival di Sanremo con La spada nel cuore in coppia con Little Tony, vincendo il Premio della critica.
In quell’anno Patty abbandona il beat e si converte definitivamente alla melodia: esce Per te, ancora di Battisti, e alla fine dell’anno partecipa a Canzonissima con due delle sue più grandi interpretazioni: Non andare via (adattamento in italiano di Gino Paoli, del classico Ne me quitte pas di Jacques Brel) e la maestosa Tutt’al più, che entra in classifica anche in Francia. Consolida, infatti, il proprio successo oltralpe, dove realizza lo show televisivo Bravo Pravo (dal quale verrà estratto un omonimo Lp); si esibisce, inoltre, all’Olympia di Parigi, tempio sacro della musica francese.
Ad un aspetto fisico efebico e quasi lunare si contrappone una voce
profonda e sensuale, dai toni cupi e particolarmente adatta al rock ma
anche alle interpretazioni drammatiche della migliore musica d’autore
(chansonniers francesi, ecc…), che la giovanissima cantante esegue
talvolta con parti recitate, mostrando delle grandi possibilità
interpretative.
Fra il 1971 e il 1972 realizza per l’etichetta Phonogram
tre LP di particolare pregio in cui approfondisce la rielaborazione
della grande canzone d’autore, affidandosi a personalità del calibro di
Jacques Brel, Léo Ferré, di cui incide tra gli altri Col tempo, probabilmente il brano che la stessa Pravo preferisce all’interno del suo repertorio. Canta anche Guccini, Vinícius de Moraes, e ancora Battisti; incide una cover della celeberrima My way (A modo mio).
Successivamente ritorna alla sua etichetta storica, la RCA, dopo
alcune incomprensioni che avevano determinato la rottura del contratto
due anni prima.
Nel 1973 ottiene un clamoroso successo con il brano Pazza idea,
conquistando la prima posizione in classifica sia col singolo (circa un
milione di copie vendute) che con l’omonimo Lp, registrato con le
migliori tecniche dell’epoca messe a disposizione dalla casa
discografica. Nell’album Patty include Poesia dell’allora esordiente Riccardo Cocciante e I giardini di Kensington, che prende la melodia da “Walk on the wild side” di Lou Reed,
anche se il testo non ha nulla a che vedere con l’originale. Entrambi
questi brani diventano suoi successi personali, mai usciti dal suo
repertorio. L’album viene inciso anche in spagnolo e il singolo esce in
vari paesi e altrettante lingue, a riprova del suo successo
internazionale.
Nel 1974 lavora con lo stesso team di autori di Pazza idea (Maurizio Monti e Giovanni Ullu) ad un nuovo album, Mai una signora,
che trainato dal boom commerciale dell’Lp precedente, riuscirà a
bissarne il successo raggiungendo ancora una volta la prima posizione
nella top-ten degli Lp più venduti.
Nel 1975 incide in brevissimo tempo l’Lp Incontro, che include testi di Francesco De Gregori (Mercato dei fiori), Antonello Venditti (Le tue mani su di me), e Bruno Lauzi (Roberto e l’aquilone), e parecchie cover tradotte da Sergio Bardotti, che firma l’omonima Incontro
(dove la Pravo torna a recitare nella strofa). È di nuovo la regina
dell’estate con uno show particolarmente coreografico in cui accenna a
passi da danza, Magico incontro.
Nel 1976 realizza ai Nemo Studios di Londra l’album Tanto, con gli arrangiamenti di Vangelis (ex Aphrodite’s Child): Io ti venderei, quarto brano di Battisti nella sua produzione, viene programmato anche nelle discoteche, mentre altre due canzoni (Per te che mi apri l’universo e Per amarti d’amore) sono firmate da un giovanissimo Pino Mango, poi semplicemente Mango.
Nello stesso anno intraprende un nuovo corso musicale con l’Lp pubblicato dalla milanese Ricordi, in seguito ribattezzato Biafra
(per il disegno di copertina), ma all’epoca rimasto senza titolo:
certamente uno dei suoi migliori album, per arrangiamenti e scelta
delle canzoni, tanto impopolare quanto all’avanguardia, tra funky e new
wave. Il suo primo grande insuccesso.
Nel 1978 riprende quota grazie alla conturbante interpretazione della leggendaria Pensiero stupendo,
scritta da Ivano Fossati e Oscar Prudente, che la riporta alla Rca,
nonché ai vertici delle classifiche. Alcuni brani del nuovo album Miss Italia risultano vittime di censura e rimarranno inediti per molti anni.
Nel 1979 realizza a Monaco di Baviera Munich album (con la hit Autostop),
un altro Lp all’avanguardia per le sonorità elettroniche e le atmosfere
di derivazione punk, soprattutto look e le performance. Dell’album fa
parte la controversa e dirompente Male Bello, composta dall’Ivan Cattaneo sperimentale e provocatorio d’inizio carriera.
Vita privata
A tanta produzione artistica fa riscontro una vita privata piuttosto
tormentata, con ben cinque matrimoni: il primo con Gordon Fagetter,
batterista dei Cyan Three. Nel 1972 sposa in seconde nozze l’arredatore romano Franco Baldieri, da cui divorzierà subito dopo. Si lega dunque a Riccardo Fogli dei Pooh,
con cui celebrerà un terzo matrimonio-lampo, piuttosto discusso in
quanto lo stesso Fogli sarebbe uscito dal gruppo a causa di questa love
story (fatto, però, smentito dalla stessa Pravo nella sua
autobiografia), e avrebbe rotto il fidanzamento con Viola Valentino
(che comunque in seguito sposerà). Tutto ciò dopo almeno due relazioni
sentimentali con altri due componenti di altrettanti complessi
italiani: Giorgio D’Adamo dei New Trolls e Maurizio Vandelli dell’Equipe 84.
Nel 1976 sposa il musicista americano Paul Martinez, e infine sposa anche il chitarrista Jack Johnson nel 1982, risultando addirittura trigama poiché due delle nozze precedenti non erano state annullate.
Gli anni Ottanta
Dal 1980
insiste con l’allontanamento dai media iniziato nel decennio precedente
(anche a causa dei continui attacchi sul piano personale da parte di un
certo tipo di stampa), dunque lascia l’Italia per un periodo di vita e
di ricerca musicale negli USA, dove concepisce con l’aiuto di Paul Martinez, David Kahne e Corrado Bacchelli l’album Cerchi, pubblicato per la CBO nel 1982:
la nuova Patty Pravo è lontana anni luce dalla figura severa ed
enfatica del periodo francese, mentre la sua voce abbandona
progressivamente il caratteristico “vibrato”.
Personaggio originale e carismatico: una performance nel programma televisivo Stryx del 1978
Dopo l’esperienza americana, non particolarmente esaltante in termini di successo, suscitano un certo clamore i nudi apparsi su Le ore nel 1983.
Nel 1984 è la CGD di Caterina Caselli ad occuparsi del suo ritorno al Festival di Sanremo col brano Per una bambola, magistralmente interpretato con look di ispirazione orientale firmato da Gianni Versace
e acconciatura di Marcello Casoni: una perfetta operazione di talento e
immagine che le vale ancora il Premio della Critica. Nell’album Occulte persuasioni si avvale della collaborazione di Paolo Conte, nascosto dallo pseudonimo “Solingo”.
In quello stesso anno partecipa allo trasmissione tv Premiatissima, con una stravagante interpretazione scenica e canora di alcune tra le più belle canzoni del primo Novecento.
Nel 1985 si presenta al Festivalbar con Menu, singolo dagli esiti non esaltanti.
Firma un nuovo contratto con la Virgin presentando al Festival di Sanremo 1987 la bella Pigramente signora:
ma proprio durante lo svolgimento della kermesse, la cantante viene
accusata di plagio poiché il suo brano risulta fin troppo simile alla
canzone To the morning di Dan Fogelberg;
in seguito a ciò viene annullato il contratto con la Virgin, evento che
segna una battuta d’arresto in questi anni già difficili per la Pravo,
alla ricerca di nuove elaborazioni artistiche che il pubblico non
sempre comprende. A poco serve la pubblicazione di un nuovo,
particolarissimo singolo dal titolo Contatto.
Nel 1989, ottenuto un nuovo contratto con la Fonit Cetra, pubblica dopo una lunga gestazione, l’album Oltre l’Eden…,
uno dei suoi lavori più interessanti in assoluto (di cui però lei si
dichiarò insoddisfatta), che ottiene critiche lusinghiere ma non lascia
traccia in classifica.
Gli anni Novanta
Nel 1990 Patty Pravo avrebbe dovuto presentare il brano Donna con te al Festival di Sanremo,
ma alla vigilia della manifestazione nega la sua presenza, giudicando
il testo inadeguato al proprio personaggio. Il pezzo viene poi
interpretato da Anna Oxa.
Nello stesso anno vince la manifestazione Una rotonda sul mare con l’evergreen Pazza idea, e incide un nuovo lp (Pazza idea eccetera eccetera) con tutti i suoi successi storici e altri brani d’autore del suo repertorio.
Allontanatasi ancora una volta dall’Italia, nel 1994 la sua originale ricerca musicale condotta in Cina ispira l’album Ideogrammi, un lavoro difficile e raffinatissimo.
Nel 1995 torna a Sanremo con I giorni dell’armonia,
che in origine era una romanza di circa venti minuti: per la sua
complessità non ottiene il successo sperato, ma conferma l’estrema
particolarità del suo personaggio.
Nel 1997 costituisce una nuova svolta l’ennesima partecipazione al Festival di Sanremo, dove riceve il Premio della critica per l’interpretazione di …E dimmi che non vuoi morire, canzone scritta da Vasco Rossi per il testo e da Roberto Ferri e Gaetano Curreri
per la musica, che sancisce il suo definitivo rilancio dopo molti anni,
con semplicità e senza strafare. Segue il trionfale tour Bye Bye Patty, nonché il grande successo dell’omonimo album live (pubblicato per la sua etichetta Pensiero Stupendo e distribuito dalla Sony Music) contenente tutti i suoi maggiori successi: oltre 300.000 copie vendute.
Nel 1998 conferma il grande successo con lo straordinario album Notti, guai e libertà, firmato dai nomi migliori della musica italiana: Ivano Fossati (Angelus), Franco Battiato (Emma-Bovary), Lucio Dalla (Les etrangers), Enrico Ruggeri (Strada per un’altra città), Roberto Vecchioni e Loredana Bertè (Treno di panna), Mario Lavezzi (Per un sogno vincente), Gaetano Curreri (Una casa nuova), Alex Baroni (Sweet love), Luca Madonia (Baby blu).
Gli anni Duemila
Nel 2000 esce Una donna da sognare, album nato da una seconda e fortunata collaborazione con Vasco Rossi. In estate partecipa per l’ultima volta al Festivalbar col brano Una mattina d’estate, di cui viene realizzato anche il videoclip.
Nel 2002 ritorna a Sanremo con il brano L’immenso, contenuto nel nuovo Radio Station: l’album, particolarmente moderno ed eterogeneo nelle sonorità proposte, viene realizzato in Brasile.
Nel 2004 esce un altro lavoro piuttosto all’avanguardia, Nic-Unic, l’ultimo pubblicato dalla Sony e anticipato dal singolo Che uomo sei.
Nel 2006 la Pravo riceve alcuni riconoscimenti, tra cui a Venezia
un premio alla carriera come “Artista che meglio ha rappresentato e
rappresenta l’Italia nel mondo”, avendo calcato i più grandi
palcoscenici del mondo.
Il 2 ottobre 2007 esce nelle librerie il libro Bla, bla, bla…, un’autobiografia scritta da Patty Pravo col giornalista musicale Massimo Cotto, edito da Arnoldo Mondadori Editore.
Viene pubblicato a novembre 2007 l’album Spero che ti piaccia…Pour toi…, un omaggio dell’artista veneziana alla cantante italo-francese Dalida,
a vent’anni dalla sua scomparsa. Il cd raccoglie brani tratti dal
repertorio di Dalida in francese, italiano e arabo, con nuovi
arrangiamenti. L’album è prodotto dall’etichetta francese Kyrone Gp
Music.
Nel 2008 esce nelle radio e nelle piattaforme digitali il singolo La bambola,
per celebrare i quarant’anni dalla sua uscita. La nuova versione del
brano, nata per gioco grazie ai musicisti durante le prove del tour, è
accompagnata da un video in cui Patty Pravo omaggia Amy Winehouse
attraverso il caratteristico look. Il tour estivo riscuote parecchio
successo, superando i 150.000 spettatori: il 18 settembre la Pravo si
esibisce anche all’Arena di Verona.
Nel 2009 partecipa al Festival di Sanremo 2009 con il brano E io verrò un giorno là, composto dal giovane Andrea Cutri. L’inedito sanremese viene inserito nel doppio album Live Arena di Verona. Sold out, registrato durante l’ultima fortunata tournée.
Nei libri sugli anni ’60
e nelle molte pagine web dedicate allo storico locale di Crocetta e Bornigia, il
Piper Club viene spesso definito “balera”, “locale da ballo” o
analoghe definizioni. In realtà è stato molto di più, il simbolo di un
passaggio d’epoca, un punto di aggregazione, un brand particolarmente riuscito
da associare a tutto quanto poteva significare “giovane”,
“nuovo”, “divertente”, una pista di lancio per nuovi talenti
nell’Italia dinamica dei secondi anni ’60, e anche un mezzo per l’affermazione
della nuova musica, e non solo di quella commerciale.
L’avvocato
Alberico
Crocetta e l’impresario Giancarlo Bornigia (e il loro socio Piergaetano
Tornielli) hanno iniziato l’avventura del Piper Club anche con sani e
comprensibili propositi commerciali, ma sicuramente l’idea o il sogno di essere
al centro di qualcosa di totalmente nuovo per Roma (e per l’Italia) non erano
estranei alla loro iniziativa.
Erano partiti dalla
considerazione che la vita notturna, come era intesa nella stessa epoca a Roma o
New York, a Roma nel 1964 semplicemente non esisteva. C’erano ancora alcuni
night club tradizionali, esclusivi per costi e frequentati solo da personaggi
dello spettacolo, imprenditori o altra gente facoltosa, ma sostanzialmente
preclusi ai giovani. L’idea era semplice: trasferire il modello delle balere
estive nella grande città e al di fuori del periodo delle vacanze. Era
necessario trovare un locale adatto, ampio e in zona centrale e raggiungibile
con i mezzi pubblici (i giovani avevano molte meno macchine e scooter di ora) e
soprattutto un’idea forte, che facesse moda.
Il
locale adatto, abbastanza ampio da contenere un cinema, ma all’epoca non
utilizzato, venne individuato a Via Tagliamento,
a due passi da Piazza Buenos Aires (Piazza Quadrata per i romani), una zona
centrale (nel quartiere Parioli) ma ben collegata. (Nella foto a lato,
l’ingresso all’epoca)
L’idea forte era semplice: musica beat e divertimento moderatamente
trasgressivo. La musica beat era la “new thing” nel 1964-’65, e la
immagine trasgressiva, legata da sempre alla notte, si poteva semplicemente
importare dalla “swingin’ London” o dall’America, dove già la cultura
giovanile si stava prepotentemente affermando.
Dopo alcuni mesi di
preparazione, il locale quindi apriva i battenti la sera del 17
febbraio 1965. I due promotori avevano curato con attenzione tutti
gli aspetti, azzeccando tutte le mosse: la sala da
ballo era la più grande disponibile a Roma, poteva ospitare alcune
centinaia di persone, la scenografia era
totalmente nuova per Roma, ideata dall’artista Claudio Cintoli su commissione di
Bornigia e Crocetta era un’opera pop-art dal titolo Il
giardino di Ursula composta da una sequenza di gigantografie e
sculture realizzate con materiali di recupero (vedi foto sotto),
sul palco nel corso degli anni campeggiavano opere di Wharol (secondo alcune
fonti non confermate), Manzoni, Rotella, Schifano, Rauchemberg. (Nella foto sottostante che
mostra i Satelliti impegnati sul
palco del Piper Club si possono notare le gigantografie 4×4 metri e la scultura
composta da oggetti metallici pressati e segnali stradali, la scenografia
di Cintoli rimasta per anni sul palco e poi andata purtroppo distrutta).
La
sala era illuminata da 350 luci multicolori parzializzabili, sulla
pista erano disposti cubi luminosi sui quali le ragazze più spigliate
potevano salire e ballare (le prime cubiste), l’impianto
sonoro, messo a punto tecnici della casa fornitrice (la RCA) Franco
Patrignani e Beppe Farnetti (che di lì a poco venne assunto e divenne lo storico
tecnico del suono e delle luci del locale) era
d’avanguardia, e consentiva un impatto mai sentito prima, grazie allo spiegamento di
85 sistemi d’altoparlanti e ad una “buca dell’eco” realizzata sotto la platea.
Altri particolari non
vennero trascurati e furono altrettanto decisivi: il lancio promozionale, il
nome e la scelta della musica. Per il lancio
Crocetta e Bornigia prepararono un manifesto con grafica moderna (sarebbe bello
trovarne una copia) e l’immagine di una ragazza svedese, la Svezia era
nell’immaginario italiano dell’epoca la terra della trasgressione, e anche un modello da seguire, sin
dalla esuberante Anita Ekberg protagonista
del film La dolce vita di Fellini; a
differenza della moderne discoteche la musica al Piper era dal vivo, e la scelta
del gruppo o del cantante giusto era cruciale, i due chiesero consiglio a Teddy
Reno, che all’epoca aveva da poco sotto contratto i Rokes,
che furono quindi chiamati ad aprire il Piper. Una scelta quanto mai azzeccata.
Non solo, secondo molte testimonianze nelle prime serate fu chiamata anche l’ Equipe
84, nello scomodo ruolo di gruppo tradizionale contrapposto ai
modernissimi Rokes.
E
il nome? Ero convinto che c’entrasse la
celebre canzone The
Pied Piper dell’inglese Crispian St Peters,
anche perché questo brano è intrecciato con la storia del Piper e dintorni, ma
le date non collimano (è un successo internazionale dell’anno dopo). Nella sua
testimonianza, nel libro scritto con Mario Bonanno, Bornigia racconta che il
nome doveva essere Peppermint (comunque “doveva” essere inglese) ma
che fu cambiato in Piper perché scoprirono
(sul Messaggero, il quotidiano di Roma) che un locale con quel nome aveva appena
aperto a New York. Con quale nome, Peppermint o Piper? E perché preoccuparsi
per la sovrapposizione di nome con un locale nella lontana New York? Il mito del
“pifferaio” incantatore girava in quegli anni (anche il primo disco
dei Pink Floyd, del 1967, si chiamava proprio The Piper At The Gates Of Dawn), e
così il termine inglese piper, particolarmente bensuonante in italiano;
forse i due o un loro collaboratore intercettarono nell’aria il nome giusto. (Nella
foto a destra, la brochure in inglese che presenta il Piper)
Il successo fu immediato
e senza confronti, favorito dal fatto di operare in un terreno vergine, e in
presenza di una domanda sinora inespressa, ma molto forte, e così sulla scia del
Piper già l’anno dopo aprivano il Titan Club di Massimo Bernardi, e poi il Vun Vun, il Pit
77 e anche il Kilt (che invece era una seconda iniziativa della coppia Bornigia
– Crocetta). Fuori a Via Tagliamento la fila si formava sin dalle otto di sera e anche prima
(il locale apriva alle 22 e chiudeva alle 2 di notte) e i più intraprendenti
entravano dalla porta posteriore, sfruttando la distrazione del custode dello
stabile occupato dal Formez, l’istituto pubblico che aveva gli uffici alle
spalle del Piper (in Via Rubicone).
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Da molte parti è |
Patty |
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Da sottolineare (anche |
Mike |
Non sono stati però |
Ma la storia più |
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E non è tutto, il Piper |
Da |
Ma anche il jazz ha
avuto il suo spazio al Piper, strano a dirsi vista la relativa eclissi del
genere musicale nei secondi anni ’60, travolto (temporaneamente) dalla nuova musica. Il fatto è
che l’avvocato Crocetta era un appassionato ascoltatore di jazz, e trovò il modo di infilarlo nella
programmazione inventando la Swinging Dance Band,
che aveva in formazione i maggiori
jazzisti romani guidati dal trombonista Marcello Rosa (c’erano i giovani come il
futuro bassista dei Perigeo Bruno Biriaco
(al basso acustico, prima della svolta elettrica) e il sax Giovanni Tommaso, e i
veterani come Carlo Loffredo e Gianni Saint-Just). La band si esibiva il lunedì,
giorno ideale per una parziale rotazione generazionale.
A differenza di altre
iniziative nate negli anni d’oro del beat, il Piper
Club ha superato benissimo la fine del movimento e il passaggio agli
impegnati anni ’70, poi agli edonisti anni ’80 e oltre. Non è stato più un
punto di riferimento rilevante come negli anni d’oro, ma ha mantenuto un suo
spazio nel panorama delle notti romane, per impulso dell’infaticabile Bornigia,
che peraltro negli anni ’80 ha aperto anche l’altro locale di tendenza di Roma,
con spirito e approccio completamente diverso, il ben noto Gilda
di Via Mario de’ Fiori.
Sul Piper vedi |
Fonti: Mario |
Patty
Pravo, nome d’arte, come tutti sanno, della ragazza veneziana di
buona famiglia Nicoletta Strambelli, era da
adolescente una brava studentessa del conservatorio di Venezia, corso di
pianoforte, e al conservatorio peraltro era già piuttosto popolare per la sua
bellezza e per il carattere deciso.
Arrivata
a Roma sedicenne, nel momento nascente del beat, a metà degli anni ’60, non
tardò molto a emergere tra i frequentatori del locale alla moda dell’epoca, il Piper
Club di via Tagliamento a Roma, aperto dall’avvocato Alberico
Crocetta
e dall’impresario Giancarlo Bornigia nel
febbraio del 1965, sia per la sua bellezza sia per l’innato carisma. Al Piper la
futura Patty Pravo si era fatta notare per la sua abilità di danzare e
trascinare la pista, ed ebbe l’occasione per fare il salto che la sua fortissima
voglia di emergere pretendeva.
Su
questa scatto iniziale nella carriera di Patty Pravo, e sui suoi tentativi
precedenti con lo pseudonimo di Guy Magenta esistono più versioni parzialmente
in contrasto, quasi si perdesse nella leggenda. Ma è una situazione comune in
questa storia minima degli anni ’60, tramandata soprattutto per tradizione
orale, scritta soltanto in modo parziale sulle cronache dei giornali e delle
riviste dell’epoca, e spesso anche con molte inesattezze e deformazioni.
Secondo
Eddie Ponti, uno dei primi presentatori del
Piper Club e personaggio di spicco del panorama musicale e poi radiofonico, in
una testimonianza per la rivista Nuovo Sound (1975),
Crocetta aveva notato la ragazza e le aveva proposto di partecipare ad un gruppo
beat tutto al femminile, con Penny Brown (altra storica assidua frequentatrice
del locale romano) e altre due ragazze romane. Da nessuna parte è riportato il
nome di questo gruppo, che probabilmente si formava solo sul mitico palco del
Piper. In questo gruppo Patty suonava la chitarra e cantava con la sua
particolare voce profonda, e divenne celebre nel giro delle notte romane,
conquistando il primo contratto discografico, con l’aiuto e la collaborazione di
Arbore e Boncompagni (che scelse per lei la sua prima canzone e scrisse le
parole della cover).
Secondo
una testimonianza di Renzo Arbore per la
Storia della Musica e dello spettacolo, alla scoperta ha contribuito anche Luigi
Tenco che invitò Nicoletta-Guy-Patty al suo tavolo (era assieme ad
Arbore e Crocetta) dopo un’apprezzata performance, la ragazza chiese se Tenco
ricordava un concerto che li aveva visti assieme a Venezia (lei cantava come Guy
Magenta), da lì il contatto con Crocetta e anche la proposta di adottare un
nuovo nome, prima Patty Bravo (o Patti Bravo) e poi Patty Pravo.
Altri citano anche lo scambio di battute tra Crocetta e la giovane ragazza
veneziana “Sai cantare come balli?” chiedeva l’avvocato e la spavalda
risposta fu “Ma certo!”. Renzo Arbore aggiungeva anche di aver avuto
un ruolo importante nel lancio del disco (e del personaggio) per mezzo di una
sua rubrica sul Radiocorriere TV nel quale
la descrisse con la battuta “I ragazzi io li fumo come sigarette”
contribuendo a creare il personaggio Patty. (Vedi a lato l’inizio
dell’articolo: cliccare per la foto ingrandita).
Anche
sul significato del nome “Pravo” girano versioni diverse, è probabile
che alludesse al movimento pre-68 olandese dei “provos”, ma secondo
altri echeggiava l’italiano antico (“Guai a voi anime prave!”, dice
Caronte nella Divina Commedia; “pravo” quindi come
“perverso”,”dannato”, addirittura… propendiamo per i
provos olandesi). In ogni caso La nuova cantante era per tutti soprattutto
“la ragazza del Piper“, come
indicato in evidenza sulla copertina del disco, un titolo che aveva conquistato
spodestando da questo ruolo Caterina Caselli
che, per un breve periodo, ne era stata anch’essa “insignita”, e che
pubblicò anche nel ’65 un singolo dal titolo appunto La ragazza
del Piper, con il suo gruppo “Gli Amici”.
Comunque
sia andata, per arrivare, da animatrice delle serate al Piper – e cantante
occasionale – al primo disco per una casa discografica ufficiale alla futura
Patty Pravo occorsero pochi mesi; la scelta cadde su un pezzo tipicamente beat
del 1966 di Sonny
Bono, allora ancora cantante in proprio, prima della fortunata
avventura con Cher,
il brano But You Are Mine. La versione
italiana venne curata proprio da Gianni Boncompagni, allora già impegnato con
Arbore nella trasmissione radiofonica
Bandiera
gialla, e divenne Ragazzo
triste. Sul lato B del
45 giri Patty Pravo incise proprio, in inglese, una sua cover del brano The
Pied Piper, quasi una ulteriore enfatizzazione del mito Piper, che poi
sarebbe diventata anche la base per la canzone “Bandiera
gialla” interpretata da Gianni Pettenati,
celebrazione in musica del successo dilagante del programma radiofonico.
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Ragazzo |
Da notare che nella
prima canzone di Patty Pravo si parlava della gioventù in generale, anche se
non con i toni “di protesta”
degli altri successi del momento, cioè della nascente era
beat in Italia (Che colpa abbiamo noi,
Come potete giudicar, C’era
un ragazzo):
“Ragazzo
triste come me / che sogni sempre come me
non c’è nessuno che ti aspetta mai / perché non sanno come sei.
Ragazzo triste sono uguale a te / a volte piango e non so perché
altri son soli come me e te, ma un giorno spero, cambierà …
nessuno può star solo / non deve stare solo
quando si è giovani così / dobbiamo stare insieme
parlare tra di noi / scoprire assieme il mondo che ci ospiterà ….
non dobbiamo stare soli mai, non dobbiamo stare soli mai”
Nelle
successive canzoni invece i temi diventano quelli tradizionali del rapporto uomo
donna, anzi con la donna in un ruolo di perdente, quindi Patty veniva proposta
con un doppio ruolo, perdente e sottomessa nei testi delle canzoni che
interpretava, vincente, aggressiva e trionfante, per bellezza, fama e totale
sintonia con i tempi, nella immagine, nelle foto, nelle apparizioni televisive.
Un raffinato mix che le consentiva di entrare sia nel mercato
“giovane” sia in quello più tradizionale.
Da
notare infine un ulteriore curioso collegamento con Caterina Caselli:
Patty Pravo aveva preso (pare) il suo nome d’arte dal movimento olandese dei
“provos”, che sognavano l’avvento di un mondo utopistico senza pace e
senza consumismo, dove l’unico mezzo di trasporto sarebbe stato rappresentato da
biciclette bianche, messe liberamente a disposizione di tutti da parte della
collettività. E proprio a questo mondo Caterina Caselli dedicherà nel 1967 la
sua canzone Le
biciclette bianche (scritta da Francesco
Guccini), pubblicata come retro del suo brano sanremese Il cammino di ogni speranza.